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Occupazione, Lapam: a Modena e provincia il 2015 si chiude con un +3,5 %


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Una dinamica occupazionale positiva, con un aumento significativo del lavoro atempo indeterminato e la contestuale diminuzione di quello a tempo determinato e dell’apprendistato: è questa la fotografia che emerge per il 2015 da uno studio realizzato da Lapam Confartigianato su un campione di 3250 imprese della nostra provincia, con oltre 21mila occupati.

L’occupazione nel 2015 è cresciuta del 3,5% a Modena e provincia, in parallelo con l’aumento del lavoro a tempo indeterminato (+ 4,7%) e contestualmente al calo dei contratti a tempo determinato (- 6,7%).

“Evidentemente – sottolinea Carlo Alberto Rossi, segretario generale Lapam – gli incentivi messi in campo dal Governo per l’anno 2015, unitamente all’andamento positivo di alcune variabili internazionali come il cambio euro/dollaro e la diminuzione del costo del petrolio, hanno incontrato il favore e le aspettative del tessuto economico modenese”.

L’andamento per settore conferma il dato generale, con la maggior parte dei comparti produttivi in positivo (abbigliamento/moda, alimentazione, autotrasporto, chimica, commercio, edilizia, gomma/plastica, grafica, legno, meccanica).

Da evidenziare, però, anche le difficoltà di altri settori, in particolare il turismo, che, insieme a ceramica, cartotecnica e panificazione non riesce a interrompere la dinamica negativa.

All’interno di una tendenza occupazionale complessivamente positiva, si segnala il trend negativo degli assunti con contratto di apprendistato (- 1% su base annua). Questo profilo, da sempre privilegiato per l’inserimento lavorativo nelle imprese artigiane, è entrato in competizione con i contratti a tempo indeterminato, spinti dal Jobs Act e soprattutto dagli sgravi contributivi. “È chiaro – evidenzia ancora Rossi – che l’avviamento di un apprendista comporta un impegno formativo ed un investimento per il futuro, in una prospettiva di sviluppo che le aziende ancora non intravedono”.

Di grande interesse il tema del welfare (sanità, sociale, istruzione) in rapporto al privato sociale e alla cosiddetta “white economy”. Il significativo segno positivo occupazionale (+ 6,9 %) evidenzia da parte di questi numerosi soggetti economici e sociali una lettura corretta delle tendenze in atto nella società modenese: da una parte la spending review delle pubbliche amministrazioni (che si ritirano progressivamente da molti servizi) e dall’altra l’ampio spazio economico che si apre per molti di questi soggetti storici, altamente professionalizzati e in grado di soddisfare le esigenze sempre più pressanti della cittadinanza e quelle di servizio continuativo, esternalizzato dagli enti pubblici ‘revisionati’.

Più in generale, la performance occupazionale delle imprese artigiane modenesi (+ 4,6 %) conferma alcune caratteristiche storiche: “Ancora una volta – conclude Rossi – il mondo delle aziende artigiane, ed in particolare il tessuto modenese, si dimostra particolarmente flessibile e in grado di adattarsi alle mutate condizioni di mercato, cogliendo le nuove opportunità economiche e normative”.

 

















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