Una lottizzazione abusiva e relative opere di urbanizzazione, e un impianto a biomasse realizzato in zone vincolate: questi alcuni dei reati ascritti agli imputati, tra cui aziende edili, progettisti e tecnici comunali, rispetto ai quali Legambiente si è costituita parte civile nel 2014 assistita dall’avv. Maria Luisa Caliendi del Centro di azione giudica regionale dell’Associazione.
Le irregolarità edificatorie riscontrate nel 2011 dal Circolo di Modena a seguito di alcune segnalazioni, avevano infatti portato alla presentazione di un esposto al Corpo Forestale e successivamente al sequestro da parte dello stesso di ben 36 appartamenti. Una decisione che avallava i sospetti di Legambiente e confermava la gravità della situazione.
A distanza di oltre un anno dall’avvio del procedimento, martedì prossimo 2 febbraio è attesa la chiusura in via definitiva della fase preliminare, il cui esito determinerà o meno la possibilità di addivenire in tempi rapidi all’attesa sentenza sugli abusi contestati a Serramazzoni.
“I casi di abusivismo edilizio riscontrati nella nostra Regione sono ancora troppi – afferma Legambiente Emilia-Romagna -. Un fenomeno che testimonia quanto l’illegalità amministrativa sia tutt’altro che debellata, e che deve essere al centro della nostra attenzione per le sue conseguenze in termini di danno paesaggistico e ambientale. Fino a che professionisti e funzionari non avranno la giusta consapevolezza dell’effetto dei loro atti, non potremo offrire ai territori le giuste tutele rispetto al degrado e ai rischi ambientali.
Il procedimento avviato a Serramazzoni è purtroppo solo un tassello di un più complesso caso di malagestione che qualche anno fa ha visto la cittadina modenese al centro delle cronache. Ci auguriamo che questo procedimento possa contribuire, con le sue evidenze, al percorso di rinnovamento politico cui i cittadini hanno diritto.
