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Pendolaria 2015: il Dossier di Legambiente. Cresce l’utilizzo del treno in Italia

treno-ETR-350Presentato oggi il Dossier “Pendolaria 2015” nell’ambito di una Campagna che ha al centro l’attenzione per la situazione e gli scenari del trasporto ferroviario pendolare in Italia.

Drammatica la situazione a livello nazionale: tra aumenti delle tariffe, disservizi e tagli al servizio ferroviario regionale. Complessivamente dal 2010 sono stati tagliati fondi pari al 6,5%, con punte  del 26,4% in Calabria, del 18,9% in Basilicata, del 15,1% in Campania e del 13,8% in Liguria. In parallelo si è registrato un record di aumento del costo dei biglietti: in Piemonte con +47%, in Liguria +41%, +25% in Abruzzo e Umbria, a fronte di un servizio che non ha avuto alcun miglioramento. In alcuni territori sono invece proprio scomparsi i treni, visto che in questi anni sono stati chiusi 1.189 chilometri di linee ferroviarie. Nonostante ciò cresce il numero dei pendolari a testimoniare una forte domanda di questo servizio pubblico.

Nel contesto nazionale l’Emilia Romagna tiene rispetto ai tagli di servizi (-3,9% dal 2010) ed è riuscita a garantire investimenti. Tuttavia anche nella nostra regione lo stanziamento di fondi regionali a favore del trasporto pendolare si limita allo 0,27%, 39 milioni di euro, del bilancio della Regione. Meno della metà di quanto investe la vicina Lombardia.

Un dato che, se confrontato con gli investimenti previsti su nuove strade ed autostrade, dimostra come il treno faccia la parte di Cenerentola. Solo per l’Autostrada Cispadana sono previsti investimenti per 179 milioni di euro. Nel periodo 2003-2015 sono stati stanziati più di 850 milioni di euro per le infrastrutture in regione, ma di questi solo il 27% sono a favore delle infrastrutture ferroviarie (vedi tabella allegata).

Il recente abbandono da parte della Regione di alcuni progetti stradali, come il Passante nord bolognese, lascia lo spazio per rinegoziare i fondi preventivamente destinati (in questo caso 1300 milioni di euro nelle casse di Autostrade) per un miglioramento del servizio di viabilità a 360°. Discorso analogo deve essere fatto per gli accantonamenti di Autocisa, che potrebbero essere utilizzati per completare e potenziare la linea ferroviaria Parma-La Spezia e la sua prosecuzione verso nord.

Altra strada da battere è quella di applicare un sovrapedaggio al traffico merci di attraversamento alla regione, destinando tali risorse al miglioramento dei servizi su ferro, e a presidi ambientali contro l’inquinamento. Si tratta di una misura assolutamente giustificabile data la cronica emergenza smog per la Pianura padana, e peraltro già attuata sul pedaggio dello stesso nodo bolognese.

Durante l’anno sono arrivate alcune buone notizie per i pendolari, come l’acquisto nel dicembre 2015 del primo dei 7 nuovi elettrotreni Stadler che entreranno in servizio nei prossimi mesi sulle linee ferroviarie regionali, e che fanno seguito all’acquisto dei 12 treni “gemelli” già circolanti dal 2013.

Un aspetto importante per semplificare la vita ai pendolari della regione sarà inoltre la fornitura di nuovi treni previsti dal contratto di servizio regionale, e l’allungamento dei convogli, soluzioni in grado di ridurre i guasti ed i disservizi, come quelli agli impianti di condizionamento estivi ed invernali, ed evitare l’effetto “carri bestiame” che spesso si ha negli orari di punta. Il contratto di servizio, chiuso a metà 2015 con l’affidamento all’ATI Tper-Trenitalia, prevede la fornitura di 30 nuovi convogli entro il 2018. Risulta però indispensabile accorciare i tempi della consegna per dare risposte alle esigenze dei pendolari. Un percorso in parte annunciato dalla stessa Regione che ha promesso la partenza di 15 convogli entro il 2016. L’associazione auspica che le aziende gestrici sappiano confermare tale impegno, garantendo l’avvio di ulteriori nuovi treni anche nel 2018.

Le criticità del servizio sono però ancora molte. In primis quelle del nodo bolognese, dove sono palesi le carenze dell’incompleto Servizio Ferroviario Metropolitano, che vede i suoi apici nelle soppressioni, nei ritardi e nei mancati investimenti su linee come la Porrettana, la Vignola-Bologna e la Bologna-Portomaggiore, il sovraffollamento nei treni che viaggiano sulla direttrice principale (Piacenza-Rimini), e il pessimo stato delle stazioni e dell’informazione all’utenza in linee come la Bologna-Firenze e la Bologna-Poggio Rusco.

La nostra ricetta per invertire la rotta è chiara: implementare il trasporto pubblico e la mobilità dolce, spostando gli investimenti da inutili strade ed autostrade verso il trasporto pubblico su ferro. L’obiettivo deve essere il raggiungimento della quota di riduzione sotto il 50% degli spostamenti individuali in auto in ambito urbano e periurbano, attraverso il vincolo del 50% di investimenti per le opere di trasporto pubblico locale. Tale obiettivo può essere raggiunto esclusivamente tramite la creazione di un’Agenzia Regionale dei Trasporti che si occupi di pianificazione del TPL, mobilità dolce, appalti, vigilanza sul servizio e mobility management. Aspetto non secondario per l’appetibilità del trasporto pubblico locale su scala regionale è la rapida entrata in vigore di un sistema di tariffazione integrata unico per tutta la regione, in grado di consentire l’utilizzo di tutti i mezzi di trasporto, inclusi anche i servizi di car sharing e bike sharing, mediante una tessera elettronica ricaricabile ed utilizzabile a consumo, accompagnata da un sistema “smart” efficiente in grado di fornire informazioni dettagliate su orari, fermate e coincidenze attraverso le più moderne tecnologie mobili.

In ultimo costruire una strategia sovra-regionale, basata su seri investimenti in grado di consentire la connessione tra porti, interporti e rete ferroviaria, per favorire la logistica intermodale delle merci nel nord Italia.

 

















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