Nel terzo trimestre 2015, le esportazioni emiliano-romagnole, 13.510 milioni di euro, hanno fatto segnare un incremento del 3,0 per cento rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E’ quanto attestano i dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. Il rallentamento della crescita regionale, rispetto a un +5,1 per cento del trimestre precedente, risulta allineato con l’analoga variazione della dinamica nazionale, da +6,7 dei tre mesi da aprile a giugno a +3,2 per cento tra luglio e settembre. La crescita è stata trainata dalla ripresa dei mercati dell’Unione europea che affianca il successo sul mercato statunitense, tra le aree di destinazione, mentre se si considerano i prodotti esportati, si riallinea alla media quella dei mezzi di trasporto.
Nei primi nove mesi dell’anno, l’Emilia-Romagna resta la terza regione per quota dell’export nazionale (13,4 per cento), preceduta dalla Lombardia (26,8 per cento) e dal Veneto (13,9 per cento) e seguita dal Piemonte (11,1 per cento). Tra queste regioni, spiccano i notevoli incrementi in Piemonte (+8,7 per cento) e in Veneto (+5,8 per cento), appare leggermente inferiore alla media nazionale (+4,2 per cento) la crescita in Emilia-Romagna (+3,9 per cento), mentre è molto più contenuta la dinamica in Lombardia (+2,1 per cento).
I settori
La tendenza è positiva, ma alquanto disomogenea. Nel trimestre rientra la forte crescita dei mezzi di trasporto (+3,2 per cento), mentre accelera quella delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura (+14,9 per cento), affiancata da un forte incremento del limitato export di prodotti agricoli (+11,7 per cento), mentre è un boom quello della farmaceutica (+37,2 per cento). L’andamento è chiaramente positivo per la ceramica e vetro, l’alimentare, la piccola industria del legno e del mobile e per le industrie della gomma e materie plastiche. Per gli altri settori il segno è rosso, e risulta lieve per il fondamentale export di macchinari e apparecchiature (-0,7 per cento), più marcato per le industrie della moda (-2,5 per cento) e più pesante per i prodotti della metallurgia e dei prodotti in metallo (-3,2 per cento), ovvero della subfornitura regionale.
Le destinazioni
La crescita è stata trainata da una ripresa dei mercati dell’Unione europea. L’export infatti inverte la tendenza e cresce sul mercato tedesco (+4,2 per cento), resta fermo su quello francese, mentre accelera ancora su quello spagnolo (+12,2 per cento). Fuori dall’area dell’euro proseguono il boom di vendite nel Regno Unito (+18,5 per cento) e la forte crescita sul mercato polacco (+8,5 per cento). Al di fuori dell’Unione continuano sia la ripresa del mercato turco (+13,5 per cento), sia la caduta di quello russo (-30,8 per cento).
I buoni risultati sui mercati dell’Unione si sono affiancati a quelli ancora più positivi ottenuti sui mercati dell’America, dovuti al successo negli Stati Uniti (+18,7 per cento), agevolato dalla svalutazione dell’euro, nonostante la continua caduta sul mercato brasiliano, afflitto da un’epocale recessione. Molto bene in Oceania, seppur destinazione marginale, ritorna negativo l’andamento sui mercati del continente africano colpiti dalla caduta dei prezzi del petrolio e delle materie (-10,0 per cento). Ma soprattutto si inverte bruscamente la tendenza sui mercati asiatici (-3,0 per cento). In dettaglio è notevole la crescita verso l’India (+22,5 per cento), ma risultano nuovamente in decisa flessione le esportazioni verso la Cina (-7,3 per cento).