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Jobs Act, Cgil Modena: i nuovi contratti non sono nuovi assunti e il contratto a tutele crescenti è un inganno per i lavoratori

Claudio-RisoI dati presentati questo pomeriggio dall’Assessore al Lavoro del Comune di Modena Caporioni in risposta ad una interrogazione relativa alle ricadute sul territorio del Jobs Act, vanno maneggiati con cura, come conferma il continuo balletto di dichiarazioni e smentite a cui assistiamo negli ultimi mesi ogni qualvolta Istat e Inps comunicano i dati su assunzioni e disoccupazione.

Va anzitutto evidenziato che una spinta decisiva all’assunzione con il nuovo Contratto a Tutele Crescenti viene sicuramente dalla decontribuzione a favore delle imprese prevista con la Legge di Stabilità 2015: fino a 8060 euro all’anno per 3 anni per un totale di oltre 24mila euro.
E’ evidente che ogni dato risulta “drogato” alla luce di questo elemento: cosa succederà quando le risorse a disposizione termineranno? Già oggi commercialisti e consulenti del lavoro ritengono le risorse stanziate (1 miliardo per il 2015) insufficienti; qualora queste dovessero effettivamente terminare nel corso dell’anno è facile prevedere un blocco nelle nuove assunzioni.

L’altro elemento da considerare riguarda il sostanziale equilibrio tra l’aumento delle assunzioni con il Contratto a Tutele Crescenti e la diminuzione delle assunzioni con altre tipologie a termine. Si tratta dell’effetto sostituzione: in sostanza non è creazione di nuova occupazione ma conversione di vecchi contratti attraverso un passaggio da forme contrattuali precedentemente utilizzate alla nuova tipologia (passaggio sostenuto, evidentemente, dagli incentivi della decontribuzione).
A ciò si aggiunge, in base ai dati dei Centri per l’Impiego della provincia di Modena, che nel bimestre marzo-aprile 2015 è rimasto quasi invariato il numero dei senza lavoro: 3.871 nel bimestre 2015, 3.827 nello stesso periodo del 2014. All’interno di questi numeri aumentano le persone attivamente in cerca di lavoro (3.736 nel 2015, 3.412 nel 2014).

E’ ancora troppo presto per poter valutare gli effetti del Jobs Act sui numeri dell’occupazione, che comunque non potranno aumentare sensibilmente senza interventi strutturali sull’economia fatti di risorse e investimenti e senza politiche industriali.

Quello che invece è possibile fare è valutare la qualità dell’occupazione che verrà.
Il Contratto a Tutele Crescenti si rivelerà per ciò che realmente è: un bluff per i lavoratori. Sarà in realtà un contratto a “Monetizzazione Crescente”. Non ci sono infatti tutele che crescono per il lavoratore, ma certezze per il datore di lavoro che licenzia, che potrà infatti predeterminare l’importo da corrispondere al proprio dipendente in base alla sua anzianità lavorativa. La cancellazione per legge di ogni possibilità di reintegro, rende poi possibile licenziare in qualunque momento e cavarsela col pagamento di una qualche indennità. Ecco spiegata la monetizzazione crescente.

Nei fatti quindi questo tipo di contratto rappresenterà una nuova ed inedita forma di precarietà: l’assunzione a tempo indeterminato è solo di facciata. In qualsiasi momento e senza alcun obbligo per il datore di lavoro, si potrà essere licenziati. E il risultato è che l’estrema flessibilità che prima si otteneva con diverse tipologie contrattuali, oggi la si può ottenere con un unico contratto. Siamo alla precarietà condensata e incentivata con tanto di decontribuzione: i tre anni di sgravi contributivi rendono infatti questa tipologia contrattuale la più conveniente dal punto di vista economico, anche rispetto ai contratti “flessibili” precedentemente utilizzati.

Al di la delle dichiarazioni di facciata, le politiche economiche e sociali del Governo sono pesantemente inadeguate a fronte di una crisi che non dà evidenti segnali di inversione. A questa inerzia, che non cambia verso all’andamento del Paese, si aggiunge poi l’effetto negativo sui lavoratori causato dai provvedimenti profondamente sbagliati in materia di lavoro.

Per queste ragioni e per sostenere la necessità di un cambiamento vero saremo impegnati in una mobilitazione provinciale con scioperi e presìdi insieme alla UIL il prossimo 26 maggio.

(Claudio Riso segreteria Cgil Modena)

















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