Ci sono delle novità sul fronte del ‘Made in’, la proposta di regolamento comunitario che rende obbligatoria l’indicazione d’origine dei prodotti non alimentari importati da Paesi terzi che è bloccata per l’opposizione di molti Paesi nordici dell’Unione. La Commissione europea proporrà al Consiglio di arrivare all’introduzione del marchio ‘made in’ almeno per alcuni settori. Inizialmente potrebbero essere tre: tessile, calzature e ceramiche. Questa ipotesi di compromesso potrebbe sbloccare un provvedimento che sta a cuore a Lapam Confartigianato per garantire la tracciabilità delle merci e difendere la qualità delle nostre produzioni. Nel corso del dibattito sul ‘made in’ svoltosi il 6 maggio in Commissione, il responsabile per l’agenda digitale, il tedesco Günther Oettinger, ha ritirato la riserva che aveva precedentemente avanzato per bloccare la proposta.
“Si tratta di una buona notizia, che va finalmente nella direzione giusta – afferma Erio Luigi Munari, Presidente generale Lapam Confartigianato – che è quella della trasparenza e della concorrenza leale. E’ inaccettabile, infatti, che tutti i grandi Paesi e i grandi mercati (Usa, Cina, Giappone, tanto per fare tre nomi di tre colossi) abbiano legislazioni molto stringenti sul ‘Made in’ e che l’Europa, per responsabilità di alcuni Paesi, no. La buona notizia, per il territorio modenese, è anche il partire da due comparti che sono molto importanti per la nostra economia, quali il tessile abbigliamento e il ceramico. I distretti di Carpi e Sassuolo, infatti, potranno godere di benefici, soprattutto pensando alle esportazioni. Ora, però, aspettiamo i fatti: troppe volte – conclude Munari – sono state fatte promesse non mantenute, prima di cantare vittoria su un tema così importante per il nostro Paese e il nostro territorio nello specifico, attendiamo che il provvedimento veda finalmente la luce”.
I 28 ministri Ue responsabili per la competitività torneranno ora a parlarne, nel tentativo di sbloccare l’iter, il 28 maggio prossimo.