“Approvando la delibera dimostriamo di essere coerenti con quanto abbiamo scritto nel Dup e nel Bilancio rispetto agli investimenti da finanziare, in particolare quelli relativi all’edilizia scolastica. Ci siamo assunti la responsabilità di stare in un Patto, sottoscritto, lo ricordo, all’unanimità da tutti i sindaci di destra e di sinistra, ed è importantissimo fissare, come stiamo facendo attraverso le modifiche allo statuto, le regole per tutelarci completamente”. Lo ha affermato il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli concludendo, nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 16 aprile, il dibattito che ha portato l’assemblea ad approvare le modifiche allo statuto di Hera spa, lo scioglimento della holding Hsst e la costituzione di un nuovo Contratto di sindacato tra gli enti locali modenesi, oltre al nuovo Patto di sindacato tra i soci pubblici di Hera per continuare a garantire il controllo pubblico della multiutility.
Il sindaco ha ricordato che tutto è iniziato con l’uscita dal Patto di alcuni Comuni, tra cui Forlì, “che ci ha obbligato a vincolare alcuni altri milioni di azioni per mantenere la maggioranza pubblica innescando tutte le decisioni successive per garantire anche in futuro una governance pubblica. Voglio dare un messaggio politico al sindaco di Bologna – ha proseguito Muzzarelli – che dopo una serie di decisioni diverse ha scelto di non vendere ulteriori azioni, anche se poi in Consiglio voteranno il nostro stesso Patto. Voglio dirgli che le risorse che ha dichiarato di voler usare per gli investimenti non sono della città metropolitana, sono di tutti. Non sono a uso della città di Bologna, sono risorse europee che devono servire per misurarci sulla qualità dei progetti e sulle esigenze dei territori. E su questo tema – ha annunciato il sindaco – apriremo un confronto politico forte”.
Muzzarelli, inoltre, ha sottolineato che “l’acqua è pubblica. Il nostro obiettivo è assicurarla a tutti in modo universale e questo sta avvenendo anche grazie a un’azienda delle dimensioni di Hera. Dobbiamo capire che solo con imprese strutturate ci sono le condizioni per competere e per fare investimenti massicci e dare al territorio servizi di eccellenza e costi equilibrati”.
La delibera, preceduta da un nutrito dibattito, è stata approvata con il voto a favore di Pd e CambiaModena. Contrari FI, M5s, Ncd, Sel e Per me Modena.
Insieme alla delibera sono stati approvati anche due ordini del giorno: uno del Pd per mantenere la governance pubblica della multiutility (a favore Pd, contro FI, Ncd, M5s, CambiaModena, Per me Modena, astenuto Sel), e uno del Movimento 5 stelle, che chiedeva un impegno verso la pubblicizzazione del servizio idrico (a favore M5s, Pd, Sel, CambiaModena, Per me Modena, contro FI e Ncd).
GLI INTERVENTI DEI CONSIGLIERI
Numerosi i contributi su partecipazione pubblica in Hera, governance e acqua pubblica
Sono diversi i consiglieri intervenuti nel dibattito su partecipazione pubblica in Hera, governance e acqua pubblica che si è sviluppato nella seduta del Consiglio comunale di giovedì 16 aprile.
Mario Bussetti del M5s ha evidenziato la necessità di intervenire “sulla commistione in Hera di beni comuni, come l’acqua, e beni profit. Questi due mondi vanno separati con uno scorporo di ramo d’azienda o con il riacquisto della rete idrica da parte del Comune. La garanzia della qualità dei servizi – ha aggiunto – non richiede la governance, che serve solo se il Comune vuole fare l’imprenditore”. Per Luca Fantoni “la volontà espressa dai cittadini con il referendum sull’acqua pubblica deve essere rispettata al di là di logiche di guadagno economico. Se la vendita di azioni Hera fosse funzionale a una ripubblicizzazione di tale servizio – ha aggiunto – non saremmo contrari, ma visto che non ci risulta sia stata presa in considerazione riteniamo opportuno salvaguardare quello che abbiamo”. Secondo Marco Rabboni gli investimenti sull’edilizia scolastica si sarebbero potuti mantenere “anche vendendo soltanto le azioni libere”. Per il consigliere “votare no significa dire che strade alternative a questo patto ci sono ma ci vuole la volontà politica di cambiare. Si vuole mantenere il patto non per arginare la scalata dei privati – ha aggiunto – ma per non dover discutere condizioni diverse o rivedere la gestione di certi servizi”.
Il capogruppo di Per me Modena Domenico Campana ha espresso contrarietà alla delibera e ha evidenziato che “l’acqua non solo è un bene pubblico, ma ha a che fare con la realtà della vita delle persone” e che “i beni comuni esprimono diritti inalienabili dei cittadini e come tali devono essere sottratti al mercato, mentre una forte cessione azionaria incoraggia chi è portatore di visioni di mercato”.
Adolfo Morandi di FI ha ribadito l’esistenza di “un grosso conflitto d’interesse dell’Amministrazione in Hera: l’attività lucrativa da un lato e la necessità di fornire servizi al minor costo per i cittadini dall’altro. Oggi Hera fa buona parte dei suoi utili attraverso il servizio acqua ed è necessario un ripensamento – ha continuato – il pubblico deve avere proprietà delle reti, dare gli indirizzi e mettere a gara la gestione”.
Per il Pd, Carmelo De Lillo, che si è definito “leale ma non supino”, ha evidenziato: “Nessuno pensa che un bene primario come l’acqua non debba continuare ad essere sotto il controllo pubblico e, nonostante la vendita delle azioni, il nuovo patto di sindacato lo consentirà”. Il consigliere ha inoltre ricordato che nella manovra di bilancio era esplicitata la volontà di fare investimenti per contrastare la crisi attraverso l’alienazione di patrimonio. Simona Arletti ha ricordato che “Hera è già stata privatizzata” e “non si può non contestualizzare la scelta nel quadro che vede costantemente ridotte le risorse dei Comuni”. Per la consigliera “l’ipotesi di ricomprare la rete idrica con queste azioni è difficilmente realizzabile ma siamo disponibili a uno studio”. Giulia Morini ha parlato di “delibera molto difficile per molti dei presenti in Aula. Avrei voluto leggere in questo documento qualche indirizzo vincolante visto che stiamo cambiando significativamente la nostra posizione nella società. Se ci si pone l’obiettivo – ha proseguito – di controbilanciare la cessione delle quote con le reti idriche, che devono tornare in mano pubblica, ma anche con la separazione della raccolta differenziata dallo smaltimento dei rifiuti, allora la vendita è auspicabile”. Il capogruppo Paolo Trande ha ricordato che “si vendono le azioni necessarie per realizzare investimenti, in particolare sul patrimonio scolastico, che nel Bilancio abbiamo definito irrinunciabili; è un impegno fondamentale che abbiamo preso con la città”. Sul tema dell’acqua pubblica, il consigliere ha detto che “è necessario dare compimento all’esito del referendum, ma è un compito che spetta a Governo e Parlamento e, solo dopo leggi nazionali chiare e con risorse adeguate, agli Enti locali”. Tommaso Fasano ha osservato che la vendita delle azioni di Hera e il tema dell’acqua pubblica “sono due questioni potenzialmente in conflitto tra loro, difficili da tenere insieme senza un intervento chiaro del Governo centrale. Per ragionare sulla possibilità di ripubblicizzare l’acqua bisogna conoscere i conti, siamo quindi d’accordo – ha concluso – sull’effettuare una perizia che ci faccia capire la situazione”. Andrea Bortolamasi ha affermato che “sarà sempre più compito della politica indirizzare le strategie future di Hera che incidono sulla quotidianità dei cittadini. Noi ci impegneremo su questo, e su questo dovremo essere misurati. Tenere insieme un mosaico così complesso di istanze diverse non è facile, ma crediamo di esserci riusciti con la conferma della gestione pubblica di un bene comune come l’acqua, collegata alla governance pubblica di Hera e con azioni che danno seguito al programma di governo della Giunta”.
Per Luigia Santoro del Ncd “ancora una volta si vuol far cassa in modo da eludere il patto di stabilità. Il nostro attuale pacchetto azionario ci consentirebbe una ridiscussione del patto con condizioni migliori per noi, ma servirebbe una pausa di riflessione. Ci viene detto, invece, che il potere decisionale non sarà messo in discussione, ma è diversa la garanzia se si detiene il 51 per cento e si passa a sotto il 38 per cento. Infine – ha concluso – caleranno le entrate da dividendi”.
Marco Cugusi di Sel ha evidenziato che “i Governi che si sono succeduti hanno tagliato fondi alle economie locali, costringendo i Comuni a vendere i gioielli di famiglia, e la contrapposizione a questa tendenza è ancora troppo flebile. Hera deve gestire i servizi essenziali nel rispetto dei diritti dei cittadini e dell’ambiente, non sulla base degli utili. Il mio senso di responsabilità – ha affermato – mi porta a votare contro la delibera, in linea con l’esito del referendum”.
Antonio Montanini ha annunciato voto a favore “per senso responsabilità ma con l’auspicio che sia l’inizio di un percorso per la revisione del rapporto con Hera” della delibera che ha definito “tecnica”. Per il consigliere “mantenere ancora controllo in Hera ha senso solo se si fa un lavoro di riorganizzazione della multiutility uscendo, come funzione pubblica, dalle attività in regime di libero mercato e scorporando il ramo idrico prima che non ci sia più rimedio”.