«Senza bilancio è difficile fare fronte, come necessario, ai numerosi dissesti che stanno interessando diverse strade provinciali. Finora siamo riusciti a finanziare diversi lavori straordinari, l’ultimo è quello per riaprire la provinciale 27 a Montese, dove abbiamo anticipato 150 mila euro, e continueremo a farlo, ma il conto del dissesto aumenta. Per risolvere le situazioni più gravi, come la chiusura di due strade provinciali, serve subito oltre un milione di euro che senza bilancio non possiamo investire». Lo ha affermato Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena, nel corso del summit sul dissesto idrogeologico con i sindaci e Paola Gazzolo, assessore regionale alla Difesa del suolo, che si è svolto giovedì 16 aprile. Hanno partecipato anche i rappresentanti di Aipo e dei Consorzi di bonifica.
Per Muzzarelli «l’attuale situazione della Provincia sta diventando paradossale, con il passaggio delle competenze non ancora avvenuto, poi la legge di Stabilità che ha tagliato le risorse rendendo impossibile l’approvazione del bilancio 2015, senza il quale non possiamo investire. I cittadini, però, hanno il diritto a ricevere i servizi per i quali pagano le tasse, tra cui una viabilità che funziona». E sulla questione Muzzarelli ha annunciato anche l’invio di una lettera al ministro Delrio e al presidente della Regione Stefano Bonaccini per illustrare il quadro delle emergenze.
Sulle risorse Gazzolo ha annunciato «l’arrivo di altri 11 milioni sul territorio regionale dal Fondo di solidarietà europeo, che si aggiungono ai quasi 14 milioni previsti dalla dichiarazione dello stato di emergenza maltempo dal 4 al 7 febbraio e 32 milioni previsti dal bilancio 2015 della Regione».
Sulla viabilità provinciale Muzzarelli ha elencato sei situazioni critiche in Appennino per complessivi 1,3 milioni di euro necessari per eseguire i lavori: l’interruzione a Montese della strada provinciale 27 chiusa in un tratto vicino alla frazione di La Vaina per la caduta di massi e pietre dal versante franato, l’interruzione a Maranello della strada provinciale 41 di Puianello sempre a causa di una frana, il tratto della strada provinciale 20 di S.Pellegrinetto a Prignano, vicino la frazione di Montebaranzone, gravemente danneggiata da movimento franoso. Complessivamente sulla rete di 600 chilometri di strade provinciali in montagna i tratti a rischio frana sono 55 con investimenti necessari pari a sei milioni di euro.
Oltre 100 dissesti segnalati: sulle strade comunali, servono oltre 5 milioni
Sono oltre un centinaio i fenomeni di dissesto che interessano le strade comunali, causate dal maltempo a partire dalle nevicate dal 4 al 7 febbraio. La mappa è stata illustrata nel corso del summit in Provincia sulla base delle segnalazioni dei Comuni al Centro unificato provinciale della Protezione civile; per risolvere queste situazioni occorre un investimento di oltre cinque milioni di euro.
Dopo una prima ricognizione dei danni in febbraio l’elenco è stato aggiornato con tutte le nuove criticità emerse, dovute in gran parte all’attivazione di movimenti franosi in conseguenza del rapido scioglimento delle abbondanti coltri di neve cadute e dalla intense piogge delle settimane successive.
Si tratta soprattutto di movimenti franosi che interessano le strade comunali compromettendone il più delle volte la percorribilità, determinando forti disagi, per l’assenza il più delle volte di percorsi alternativi, in alcuni casi il possibile isolamento di intere frazioni.
Tra le situazioni più urgenti spiccano via Casa Gigli a Frassinoro, via Villabianca a Marano sul Panaro, via Madonna del Castagno a Montecreto, via La Croce a Costrignano di Palagano, via Cà di Marzo a Verica di Pavullo, via Fondovalle a Polinago, via Pezzuole e via per le Polle a Riolunato, via Rocchetta Sandri a Sestola.
I lavori sui canali minori: partono 13 interventi contro il rischio esondazione
Partiranno in estate 13 interventi sui principali affluenti di Secchia e Panaro a sud della città di Modena ed in particolare sui torrenti Fossa, Gherbella, Nizzola e Guerro allo scopo di adeguare le strutture e la funzionalità dei corsi d’acqua per ridurre il rischio esondazione la pericolosità in caso di eventi di piena. I lavori, che hanno un costo complessivo di oltre tre milioni di euro stanziati di recente con ordinanza commissariale.
Gli interventi, realizzati dai Comuni e dal Servizio tecnico di bacino della Regione, devono essere affidati entro il 10 giugno dagli enti attuatori (Comuni e Servizio Tecnico di bacino Regionale) e conclusi entro la fine del 2015.
La programmazione di questi interventi è avvenuta con il coordinamento della Provincia dopo un’analisi delle criticità indicate dai Comuni.
Dei 13 interventi 11 risolvono problematiche puntuali (erosioni spondali e risagomatura della sezione di deflusso) quali gli interventi in centro a Castelvetro sul torrente Guerro, sul Grizzaga a Montale di Castelnuovo Rangone, a Colombaro di Formigine e a monte di Maranello.
Due sono interventi strutturali che interesseranno tratti più estesi dei corsi d’acqua: sul torrente Nizzola per adeguare la sezione di deflusso e interventi di regimazione idraulica dalla confluenza del Rio Scuro fino all’attraversamento della via Vignolese a Castelnuovo Rangone e sul torrente Fossa nei comuni di Formigine, Sassuolo e Fiorano modenese. I lavori partiranno al termine degli interventi di taglio selettivo della vegetazione all’interno dei corsi d’acqua in questione in corso in questi giorni.
Sono interessati da questi lavori i torrenti Nizzola, Grizzaga, Taglio, Guerro, Traino, Cerca e Fossa.
Con questi lavori si favorisce il deflusso delle acque, intervenendo anche sulle piante in precarie condizioni di stabilità; in questo modo si riducono i rischi dovuti al crollo delle piante che spesso, in occasione delle piene, interferiscono con le pile dei ponti e degli attraversamenti.
Tutti gli interventi sono coordinati dalla Regione attraverso il Servizio tecnico di bacino tramite concessione a compensazione.
L’intervento consiste nel taglio a raso della vegetazione in alveo e sulle sponde interne, intervenendo anche sulle piante infestanti e lasciando, se presenti, le piante con portamento migliore appartenenti alle specie autoctone quali pioppo, salice, quercia, frassino, olmo e acero, salvaguardando comunque la continuità paesaggistica.
Sono, inoltre, lasciate le radici al fine di garantire la stabilità delle sponde e garantito l’allontanamento dall’alveo delle ramaglie e del materiale di risulta oltre al ripristino dei luoghi interessati dagli interventi.
La sicurezza degli argini: al via lavori per 23 mln, anche la cassa del Naviglio
Nel corso del summit in Provincia è stato fatto anche il punto sui lavori sugli argini di Secchia e Panaro. Dopo i 15 milioni spesi lo scorso anno per realizzare 52 interventi sugli argini, stanno per partire con la bella stagione, nuovi interventi per altri 23 milioni di euro, a cui sono aggiungere i lavori che dopo l’alluvione hanno visto una accelerazione delle procedure come la realizzazione da parte di Aipo delle casse di espansione dei Prati di S.Clemente e del diversivo Martiniana da parte del Servizio tecnico di bacino. «In pianura a nord di Modena – ha affermato Gian Carlo Muzzarelli, presidente della Provincia di Modena durante l’incontro – abbiamo finalmente l’opportunità di governare la prevenzione anziché l’emergenza, non lasciamoci sfuggire questa enorme occasione, la politica è riuscita a procurare ingenti risorse, si è conclusa ormai la programmazione che ha visto una governance comune degli enti. Adesso i tecnici degli enti attuatori facciano la loro parte. Ci sono importanti sfide che ci aspettano – ha aggiunto Muzzarelli – la ristrutturazione degli argini di Secchia e Panaro, il potenziamento della cassa di espansione del Secchia e la messa a punto degli atti amministrativi e tecnici per la cassa del Panaro, attendiamo da tempo l’avvio dei lavori della cassa di espansione dei Prati di San Clemente, del Diversivo Martiniana».
Tra gli interventi in partenza spiccano i lavori, sempre di Aipo, per l’adeguamento degli argini del Secchia in diversi tratti a valle della cassa di espansione per adeguare la quota arginale e migliorare la stabilità e la resistenza; sono previsti, inoltre, una serie di interventi sul Panaro a Bomporto, Castelfranco Emilia, Finale Emilia, Nonantola, Ravarino per la sistemazione di frane sugli argini, oltre un intervento, sempre a Bomporto sul Naviglio; il Consorzio di bonifica Burana, infine, eseguirà due interventi di sistemazione a Medolla e S.Felice sul Panaro sul Cavo Vallicella.
Inoltre l’impegno del Commissario Bonaccini è quello di approvare al più presto una ulteriore ordinanza che impegnerà altri 28 milioni di euro di cui una parte per il potenziamento delle casse del Secchia e l’adeguamento in quota e in stabilità degli argini del Panaro. Il Commissario, inoltre, ha in programma lo stanziamento di ulteriori risorse con una nuova ordinanza prevista in estate.
Gli interventi dei sindaci: emergenza perenne, serve più prevenzione
Sul dissesto idrogeologico serve una maggiore prevenzione per uscire da questa autentica emergenza perenne, mentre sui corsi d’acqua occorre accelerare per portare a termine il piano dei lavori programmato. E’ stato questo il filo conduttore degli interventi dei sindaci nel corso del summit in Provincia sulla situazione del dissesto idrogeologico e sui lavori sui corsi d’acqua.
In particolare Luca Borghi, sindaco di Bomporto, dopo aver evidenziato che «le risorse per gli interventi sugli argini ci sono» ha sollecitato «una maggiore celerità per concludere i lavori entro la fine dell’anno, questo è il momento buono, gli argini cominciano ad asciugarsi, occorre quindi stringere sui tempi».
Sul dissesto idrogeologico Gian Domenico Tomei, sindaco di Polinago, ha sottolineato che «in occasione delle recenti emergenze le risorse della Regione per gli interventi urgenti sono arrivate tempestivamente, ma ora preoccupa la situazione delle strade provinciali». Mirto Campi, sindaco di Fiumalbo, ha ribadito la necessità di «fare più prevenzione soprattutto nella regimazione delle acque», concetto ripreso da Valter Canali, sindaco di Prignano che ha sollecitato un maggiore coinvolgimento dei privati perché «a volte bastano pochi interventi minimi da parte dei proprietari dei terreni per evitare danni maggiori».