La produzione di falsi Parmigiano Reggiano e Grana Padano nel mondo ha sorpassato per la prima volta quella degli originali nel 2014, provocando addirittura il calo del valore delle esportazioni, in controtendenza al record fatto segnare all’estero dall’agroalimentare Made in Italy ma anche ai positivi risultati registrati da altri formaggi, dal pecorino al Gorgonzola. E’ l’allarme lanciato dalla Coldiretti in vista dell’Expo nel primo “Dossier sul mercato del Parmigiano Reggiano, tra crisi ed opportunità” presentato dalla Coldiretti nella mobilitazione in piazza a Bologna con tutto il popolo del Parmigiano (produttori, casari, stagionatori, gastronomi e consumatori) per denunciare la moltiplicazione selvaggia delle imitazioni in tutti i continenti che sono state smascherate e messe alla gogna con la prima operazione verità realizzata a tre anni dal sisma che ha colpito duramente il sistema produttivo del formaggio italiano piu’ noto al mondo.
Alla manifestazione hanno partecipato centinaia di allevatori modenesi guidati dal Presidente di Coldiretti Modena, Francesco Vincenzi, e dal Direttore, Antonio Maria Ciri e da numerosi dirigenti dell’Organizzazione.
“E’ assurdo – ha affermato Vincenzi – che nel 2014 la produzione delle imitazioni del Parmigiano e del Grana abbia superato i 300 milioni di chili realizzati per poco meno della metà negli Stati Uniti: con proposte a dir poco fantasiose come il falso parmigiano vegano o il kit che promette di ottenerlo in casa in appena 2 mesi. Non è più possibile sostenere questo continuo furto di identità e valore che sottrae reddito alle nostre imprese e alla nostra economia”.
Tra gli esempi di falsificazioni portate in piazza dalla Coldiretti e che tolgono spazio di mercato al prodotto originale non mancano poi quello in cirillico che si è iniziato a produrre in Russia dopo l’embargo, il parmesao brasiliano, il reggianito argentino e il parmesan perfect italiano ma prodotto in Australia.
“Se gli Stati Uniti sono i “leader” della falsificazione – ha aggiunto il Direttore Ciri – con le produzioni in Wisconsin, California e New York, le imitazioni sono molte diffuse dall’Australia al Sud America ma anche nei Paesi emergenti, mentre sul mercato europeo ed in Italia sono arrivati i cosiddetti similgrana di bassa qualità spesso venduti con nomi di fantasia che ingannano i consumatori sulla reale origine che è prevalentemente di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia e Lettonia. Una concorrenza sleale nei confronti degli autentici Parmigiano reggiano e Grana Padano che devono essere ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione”.
“In questo contesto – continua Vincenzi – è particolarmente significativo il piano per l’export annunciato dal Governo che prevede per la prima volta azioni di contrasto all’italian sounding che trova nel Parmigiano Reggiano una delle maggiori espressioni a livello internazionale, tra tutti i prodotti agroalimentari Made in Italy”.
Occorre però anche cogliere l’occasione della trattativa sull’accordo di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti, Tansatlantic Trade and Investment Partnership (Ttip) che – sostiene la Coldiretti – è un appuntamento determinante anche per tutelare le produzioni agro-alimentari italiane dalla contraffazione alimentare e del cosiddetto fenomeno dell’Italian sounding molto diffuso in Usa che rappresenta il primo mercato di falsificazione del Parmigiano e del Grana. A questa realtà – conclude la Coldiretti – se ne aggiunge pero’ una ancora piu` insidiosa: quella dell’italian sounding di matrice italiana, che importa dai paesi piu` svariati la trasforma e ne ricava prodotti che successivamente vende come italiani senza lasciare traccia attraverso un meccanismo di dumping che danneggia e incrina il vero Made in Italy’, perché non esiste ancora per tutti gli alimenti l‘obbligo di indicare la provenienza in etichetta.