«Saranno i fatti a dirci se gli incentivi fiscali da un lato e le nuove regole dall’altro favoriranno nuove assunzioni e lavoro stabile. Quel che è certo, comunque la si pensi, è che se il nuovo contratto sostituirà le altre forme precarie, per la prima volta offriremo ad una generazione fino ad ora esclusa diritti come la malattia e le ferie, la maternità o la tredicesima. Nonché il diritto all’assegno di disoccupazione. Un cambiamento radicale». Questo il commento del deputato modenese del Pd Davide Baruffi, componente della Commissione Lavoro, al termine del dibattito attraverso il quale la stessa Commissione ha espresso parere favorevole sugli schemi dei primi due decreti attuativi del Jobs Act.
La Commissione Lavoro ha espresso parere favorevole sugli schemi dei primi due decreti attuativi del Jobs Act. Il primo decreto, ricordiamo, istituisce il contratto di lavoro a tempo indeterminato a tutele crescenti, mentre il secondo riforma le tutele per la disoccupazione, allargandole anche ai precari che fino ad ora ne erano esclusi. È in particolare sul primo decreto che si è concentrato il dibattito, sia nel Paese che nella discussione di questa sera. Sono tre le condizioni poste dalla Commissione, in un complesso più ampio di osservazioni, all’interno del proprio parere finale:
1) che siano stralciati i licenziamenti collettivi dalla nuova disciplina;
2) che sia ripristinato un principio di proporzionalità per quanto riguarda i licenziamenti disciplinari;
3) che siano aumentati gli indennizzi economici risarcitori per i lavoratori illegittimamente licenziati.
Il parere finale, formulato dal relatore Cesare Damiano, oltre che il voto positivo del Pd ha raccolto l’astensione di Sel, M5s e Fi.
“La sfida è duplice – commenta il deputato modenese del Pd Davide Baruffi, componente della Commissione – da un lato offrire un contratto a tempo indeterminato a chi fino ad oggi ha conosciuto solo la precarietà; dall’altro lato dare tutele e protezione sociale anche a chi fino ad oggi ne era privo in caso di disoccupazione. Saranno i fatti a dirci se gli incentivi fiscali da un lato e le nuove regole dall’altro favoriranno nuove assunzioni e lavoro stabile. Quel che è certo, comunque la si pensi, è che se il nuovo contratto sostituirà le altre forme precarie, per la prima volta offriremo ad una generazione fino ad ora esclusa diritti come la malattia e le ferie, la maternità o la tredicesima. Nonché il diritto all’assegno di disoccupazione. Un cambiamento radicale”.