«Confermiamo le forti perplessità rispetto al prospettato aumento, pari al 3,7%, della Tari, che si aggiunge alla serie di incrementi succedutisi negli ultimi 10 anni e che hanno reso sempre più pesante l’onere per lo smaltimento di rifiuti a carico di imprese e famiglie». Così esordisce la nota di Rete Imprese città di Modena – l’aggregazione a cui fanno riferimento Cna, Confcommercio, Lapam e Confesercenti – in vista del confronto di martedì con l’Amministrazione Comunale in tema di Tari.
«Come abbiamo scritto al Sindaco negli scorsi giorni – puntualizzano le quattro Associazioni – è poi davvero singolare che l’ipotesi di nuovo rialzo della Tari venga giustificato dal fatto che sarebbero aumentati i crediti inesigibili. Una manovra, questa, che non ha peraltro alcun fondamento di legge!»
«Come prevede invece la legge – il Dpr 158/1999 – la tariffa su imprese e cittadini deve trovare fondatezza in un dettagliato piano economico-finanziario messo a punto dal gestore e che riteniamo debba essere al centro della discussione sul costo di gestione e smaltimento dei rifiuti in città».
«Crediamo dunque – precisa Rete Imprese città di Modena – che fino a quando Hera non avrà messo a disposizione dell’Amministrazione Comunale e dunque della città tale piano, perché sia discusso al tavolo sulle politiche ambientali, vada congelata ogni ipotesi di rialzo della Tari».
«Rialzo – dichiarano Cna, Confcommercio, Lapam, Confesercenti – che non solo ignora le pesanti difficoltà delle imprese modenesi, ma evidenzia, una volta di più, come le famose economie di scala promesse al tempo della costituzione di Hera non si stiano realizzando».
«In tutto ciò – conclude Rete Imprese – c’è da chiedersi con amarezza quali siano gli interessi difesi dai ben quattro componenti modenesi del consiglio di amministrazione di Hera. Che prima ancora di lavorare per la massimizzazione del profitto – perseguita anche grazie a continui aumenti del peso della Tari su imprese e famiglie – dovrebbero avere a cuore la salvaguardia di un tessuto economico-produttivo messo a dura prova dalla crisi».
Cosa prevede l’articolo 8 del Dpr 158/1999
Piano finanziario
1. Ai fini della determinazione della tariffa ai sensi dell’art. 49, comma 8, del decreto legislativo n. 22 del 1997, il soggetto gestore del ciclo dei rifiuti urbani di cui all’art. 23 del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, e successive modificazioni e integrazioni, ovvero i singoli comuni, approvano il piano finanziario degli interventi relativi al servizio di gestione dei rifiuti urbani, tenuto conto della forma di gestione del servizio prescelta tra quelle previste dall’ordinamento.
2. Il piano finanziario comprende:
a) il programma degli interventi necessari;
b) il piano finanziario degli investimenti;
c) la specifica dei beni, delle strutture e dei servizi disponibili, nonche’ il ricorso eventuale all’utilizzo di beni e strutture di terzi, o all’affidamento di servizi a terzi;
d) le risorse finanziarie necessarie;
e) relativamente alla fase transitoria, il grado attuale di copertura dei costi afferenti alla tariffa rispetto alla preesistente tassa sui rifiuti.
3. Il piano finanziario deve essere corredato da una relazione nella quale sono indicati i seguenti elementi:
a) il modello gestionale ed organizzativo;
b) i livelli di qualita’ del servizio ai quali deve essere commisurata la tariffa;
c) la ricognizione degli impianti esistenti;
d) con riferimento al piano dell’anno precedente, l’indicazione degli scostamenti che si siano eventualmente verificati e le relative motivazioni.
4. Sulla base del piano finanziario l’ente locale determina la tariffa, fissa la percentuale di crescita annua della tariffa ed i tempi di raggiungimento del pieno grado di copertura dei costi nell’arco della fase transitoria, nel rispetto dei criteri di cui all’articolo 12, determina l’articolazione tariffaria.