All’ufficio del Garante regionale per l’infanzia e l’adolescenza “non era giunta alcuna segnalazione su questo o sugli altri casi di cui parla la stampa”, e si tratta sicuramente di un “fatto strano” se è vero che “questo istituto è chiamato per legge a vigilare sul rispetto dei minori presenti nel territorio della regione”.
A dirlo è lo stesso Garante, Luigi Fadiga, intervenendo sulla vicenda della quattordicenne reggiana “venduta” dalla madre a un amico imprenditore in cambio di un aiuto finanziario e poi diventata il centro di un “giro di affari” che avrebbe coinvolto una quindicina di adulti. “Non posso che esprimere profondo sdegno per l’accaduto, questa notizia, se confermata anche nelle sue dimensioni, aprirebbe uno scenario inquietante e inaspettato per la nostra regione, solo in Val d’Enza sarebbero sei i casi di abuso su minori segnalati negli ultimi mesi”.
Il primo compito del Garante, secondo quanto previsto dalla legge istitutiva della sua figura, è infatti quello di accogliere le segnalazioni non solo da parte di cittadini, anche di minore età, e dalle famiglie ma pure dalle scuole, da associazioni e enti su casi di presunta violazione dei diritti dei minori.
Nel frattempo, “mi sono prontamente attivato per avere notizie sulla vicenda dall’Autorità giudiziaria e dai Servizi dell’Unione – spiega il Garante-, e di questa vicenda intendo discutere anche con il nuovo assessore regionale al Welfare per cercare di capire quali siano le reali dimensioni del fenomeno nel nostro territorio”. Inoltre, annuncia, “non escludo di affrontare la questione anche nell’ambito del Tavolo con le autorità giudiziarie minorili, da tempo attivo presso il mio ufficio: il dramma di questa ragazza, costretta per lungo tempo a prostituirsi in cambio di denaro e che trovava normale ciò che normale non è, non può e non deve essere preso sotto gamba”.
Secondo il Garante, “il messaggio che deve passare, ai vari livelli, è che le segnalazioni vanno fatte e che farlo non significa danneggiare il minore o la sua famiglia, ma attivare un percorso di aiuto”. Infatti, rimarca Fadiga, “il maltrattamento ai danni dei minori, come noto, è un fenomeno dalle molte sfaccettature, che resta in gran parte sommerso perché spesso avviene all’interno delle mura domestiche, e riconoscere e far emergere precocemente le situazioni di malessere diventa dunque fondamentale per un’efficace presa in carico”. Per il Garante, prosegue, “con la recente approvazione delle Linee di indirizzo regionali per l’accoglienza e la cura di bambini e adolescenti vittime di maltrattamento e abuso, cui il mio ufficio ha collaborato, la Regione Emilia-Romagna sembra andare in questa direzione”.
Una delle preoccupazioni maggiore di Fadiga è che “in questo scenario il grande assente è il corpo docente, e anche nella mia esperienza di magistrato sono pochissime le segnalazioni venute dal mondo della scuola”, quando invece “è da lì che a mio avviso dovremmo ripartire, ad esempio, attraverso gli sportelli d’ascolto, che possono essere un ottimo modo per intercettare il disagio”.