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Bargi e Fabbri contro la moschea di Castelfranco

stefano-bargi_legaLa moschea di Castelfranco Emilia  è l’esempio di come non si dovrebbe procedere, in Emilia-Romagna, nella gestione della delicata questione della convivenza con l’Islam. Lo dice Stefano Bargi, consigliere eletto proprio nel Modenese tra le fila della Lega Nord all’Assemblea regionale, e lo ribadisce anche il capogruppo, Alan Fabbri. «Stiamo elaborando una risoluzione – avvertono Bargi e Fabbri – in cui chiederemo alla Regione di dotarsi quanto prima di una legge ad hoc, che limiti la diffusione di luoghi di culto islamici, vista la contingenza storica e l’allarme lanciato anche da Europol, che sottolinea come vi siano in giro fino a 5mila potenziali jihadisti, difficili da identificare.»

Perché, spiega il gruppo consigliare della Lega Nord: «spesso, dietro alla facciata di centri culturali islamici, si nascondono veri e propri luoghi di culto. Nella risoluzione chiederemo che l’attività che viene svolta in questi centri non sia altro che mera attività culturale, e chiediamo un giro di vite e poteri ai Comuni per poter eventualmente limitare l’insediamento di nuovi centri islamici con criteri di sicurezza, ordine pubblico e qualità urbana e sottoponendone l’approvazione ai cittadini residenti. Poiché sappiamo che, spesso, gli Imam compiono vere e proprie prediche in locali non adibiti al culto.» In attesa che la Regione si faccia portavoce con lo Stato di questa moratoria, e che venga definito a livello nazionale il rapporto tra Stato e religione islamica, oltreché una legge regionale sul tema, come chiede la Lega Nord, si guarda con disappunto al caso Castelfranco Emilia. «Dove i nostri militanti sono stati minacciati – sottolinea Bargi – solo per il fatto di avere compiuto un sondaggio tra la popolazione, per sapere cosa la gente pensi realmente del nuovo insediamento. Il quale, con i suoi 900 metri quadri, rischia di fare diventare Castelfranco il baricentro dell’Islam nella zona, come si voleva fare altrove qualche anno fa. Peraltro, in questo caso, sottraendo territorio ad un’area di espansione industriale e, ancora una volta, senza che sia chiesto un parere alle persone (mediante referendum consultivo o sondaggio) per rendere la comunità locale partecipe di scelte che, invece, vengono prese sopra le loro teste.»

Gruppo Lega Nord Emilia-Romagna

















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