Il Consiglio comunale di Carpi nella seduta del 13 novembre ha approvato una mozione sottoscritta da tutti i componenti del gruppo del Pd e nella quale si chiede tra l’altro di istituire “entro giugno 2015 un registro (o un albo) per la registrazione delle unioni civili, nel quale annotare su richiesta le unioni tra cittadini e cittadine maggiorenni, indipendentemente dal sesso o dall’aver contratto matrimonio all’estero: l’istituzione di questo strumento non deve arrecare danno in modo diretto o indiretto all’erogazione dei servizi comunali alle coppie unite in matrimonio”. Il dibattito su questo tema ha visto la presentazione l’altra sera in Consiglio di altre due mozioni, entrambe da parte del Movimento 5 Stelle: l’una sempre sull’istituzione del registro e che conteneva tra l’altro la richiesta di predisporre apposita modulistica da parte dell’ufficio anagrafe e di garantire pari opportunità rispetto alle coppie sposate; l’altra richiedeva invece la trascrizione nel registro di Stato civile dell’ente locale delle unioni gay celebrate all’estero e chiedeva che Carpi diventasse un Comune amico di LGBT (Lesbiche, Gay, Bisessuali e Transgender).
In apertura di dibattito l’assessore Stefania Gasparini ha spiegato che già ora a Carpi “non si fa discriminazione tra coppie coniugate e non nei regolamenti dei servizi alla persona e laddove si utilizza lo strumento dell’ISEE: è la convivenza anagrafica, non quella in senso di vincolo affettivo o matrimoniale, a essere presa in considerazione. Di conseguenza non ci sarà un effetto pratico dall’eventuale creazione di questo registro, o almeno non immediato”. E se Marco Bagnoli (Pd) ha affermato come fosse importante che non si alzassero muri o barriere in attesa di una legge nazionale sul tema la consigliera Monica Medici (M5S) ha invece proposto un emendamento al testo del Pd che chiedeva di avviare un percorso partecipativo, con l’istituzione di una casella di posta elettronica per eventuali suggerimenti e critiche sull’istituzione del registro delle unioni civili. Una completa adesione all’istituzione del registro è venuta poi dalla consigliera Pd Mariella Lugli, anche per sancire la necessità che le istituzioni rappresentative garantiscano a tutta la popolazione, in base ai mutamenti socio-demografici sopravvenuti “riconosciuti diritti, avviando un processo di inclusione, valorizzando le differenze e stimolando il legislatore per riconoscere delle unioni civili e con esso diritti e doveri in ambito previdenziale, sanitario e assistenziale, con riconoscimenti ai conviventi”. Cristina Luppi (Pd) ha dal canto suo sottolineato tra l’altro in aula come a suo parere la richiesta della trascrizione nei registri comunali dei matrimoni gay contratti all’estero “diventasse di difficile attuazione senza una legge a supporto di questa richiesta e un esatto inquadramento della materia: anche se in questo caso l’iscrizione nel registro ha valore di pubblicità delle nozze, che rimangono però valide solo nel paese dove sono celebrate”.
Eros Andrea Gaddi, capogruppo del Movimento 5 Stelle, ha dal canto suo auspicato che questo tema potesse trovare accoglimento, “per dare dei segnali come istituzione, per dare un segno di cambiamento ed apertura alla città”. Roberto Benatti (Forza Italia) ha invece stigmatizzato richieste in tal senso perché “portano ad una spettacolarizzazione del fenomeno personale, tanto che la maggioranza viene portata a rifiutarlo. Perché non vi preoccupate di introdurre la poligamia o il ripudio della moglie? Un Sindaco – ha detto – non può fare cose contrarie all’ordinamento. Vuoi diritti e doveri come le coppie sposate? Allora sposati, oppure vai davanti ad un notaio per ottenere che la tua convivenza abbia le caratteristiche più vicine al matrimonio…Piuttosto pubblicizziamo come Comune questa opportunità, non un registro che non serve a nulla”. E dopo che Giorgio Verrini (capogruppo di Carpi Futura) ha spiegato che il suo gruppo non avrebbe partecipato al voto perché il Consiglio non è competente su questi temi, peraltro ideologici, e la sua è una lista civica, è intervenuto il consigliere del Pd Francesco Lodi per dire che anche se l’istituzione del registro delle unioni civili non avrà grandi effetti pratici ha però grandi implicazioni soggettive, “visto che si parla di amore, libertà e diritti. Discutiamo piuttosto di come rendere più semplice il divorzio, la burocrazia dei rapporti amorosi”.
Cristian Rostovi (Ncd-FdI-An) ha anch’egli sottolineato come uno strumento come quello in discussione in Consiglio non servisse a nulla, “mancando leggi adeguate e chiare su questi tipi di unione, che peraltro non capisco visto che c’è il matrimonio…Facciamo piuttosto pressioni sui nostri rappresentanti a Roma”. Il Sindaco Alberto Bellelli ha chiuso infine il dibattito ricordando come a Carpi non si discrimini nessuno, come dimostra la normativa seguita dall’amministrazione, ma che l’istituzione del registro “è comunque un segnale, dando un senso e una visibilità a chi convive in base ad un progetto comune di vita. Diciamo no invece a chi chiede di andare contro la legge 223 dandone un’interpretazione locale. Dieci anni fa – ha concluso il primo cittadino – un dibattito su questo tema sarebbe stato più ideologico e con posizioni molto più contrapposte. Lasciamo che sia la terza Commissione consiliare, come richiesto dalla mozione del Pd, a verificare come questo registro possa trovare un’attuazione”.
Al momento del voto la mozione del Movimento 5 Stelle relativa ai matrimoni gay all’estero è stata votata solo dai proponenti, così come quella sull’istituzione del registro delle unioni civili da essi sottoscritta: il terzo documento in discussione invece, quello presentato dal Pd, ha avuto i consensi di Pd e M5S, contrari gli altri gruppi presenti in aula.