“Un’annata piena di ombre e scarsa di luci, quella che sta concludersi per l’agricoltura reggiana: ci attendiamo infatti risultati economici inferiori al 2013, che già non era stata una gran annata, mentre i costi a carico degli agricoltori non sono certo diminuiti. In un tale contesto, viene da chiedersi chi produrrà il cibo che mangiamo, se i nostri agricoltori continuano a faticare senza produrre reddito”. E’ il giudizio che il presidente della Cia reggiana Antenore Cervi esprime mentre si chiude l’annata agraria, che tradizionalmente si conclude a San Martino, l’11 novembre, a pochi giorni quindi dalla data tradizionale è possibile esprimere prime valutazioni sull’andamento dell’annata stessa. “I dati che stiamo valutando sull’andamento dei principali comparti – prosegue – presenta il segno meno per tutti, almeno sul piano economico, con la fortunata eccezione del vitivinicolo”. Ad incidere, secondo la Cia di Reggio Emilia, sono stati fattori strutturali, di mercato, meteorologici.
Di seguito quindi, ecco uno sguardo sui principali comparti del settore primario reggiano con prime valutazioni sui risultati produttivi ed economici di quest’anno, secondo la Cia reggiana.
VITIVINICOLO
Molto interessanti i dati relativi alla vendemmia 2014 in terra reggiana che sfiorando 1,5 milioni di quintali di uva sono in crescita del 7,6% rispetto a quelli della passata stagione. Una crescita produttiva che in parte è dovuta anche all’entrata in produzione di nuovi impianti che negli ultimi anni sono stati realizzati non solo in sostituzione di quelli più obsoleti delle nostre aziende ma anche in conseguenza dell’acquisto di nuovi diritti di coltivazione da fuori provincia. Dal punto di vista qualitativo la stagione è andata sicuramente meglio del previsto anche se l’andamento stagionale ha condotto a un abbassamento del grado zuccherino delle uve che in termini tecnici è di 1,13 gradi Babo. L’andamento meteo anomalo quindi ha avuto un’influenza sulla qualità delle uve.
Sul piano economico i prezzi di mercato sono stati discreti, tanto che i bilanci delle cantine sociali che si chiudono tra la fine di luglio e la fine di agosto, parlano di quotazioni non eccezionali ma soddisfacenti e superiori ai 40 euro/quintale per il raccolto 2013, pur inferiori all’anno precedente. L’avvio del mercato dopo la vendemmia è stato promettente, con le quotazioni dei lambruschi che dovrebbero confermarsi sui 6 euro, mentre per il Rossissimo si registra un aumento del 10%, con quotazioni a 6,5/7 euro contro 6/6,5; buoni, quindi, i primi segnali che giungono dal mercato dei rossissimi (vini e mosti), che rappresentano tanta parte dell’economia vitivinicola reggiana.
SUINICOLO
Continua il ridimensionamento del patrimonio suinicolo provinciale, stabilizzatosi sotto i 300mila capi. I prezzi si sono mantenuti stabili rispetto all’anno scorso, ma con andamento molto altalenante e negli ultimi mesi “anomalo rispetto alle situazioni storiche” afferma Cervi. Di contro, il calo dei prezzi delle materie prime necessarie per formulare i mangimi ha aiutato per certi versi a raggiungere livelli di redditività, “che restano tuttavia insufficienti. Non ininfluente sugli andamenti del comparto è stata la sospensione dell’attività del macello Italcarni, cui si sta cercando, anche con il nostro impegno, di dare una continuità”.
LATTIERO CASEARIO
Per il Parmigiano-Reggiano l’annata sembra destinata a chiudersi con una conferma del volume produttivo che attualmente risulta in crescita di uno 0,6% a livello comprensoriale, che è però l’1,4% nel reggiano, dati in ogni caso in tendenza calante. Nel contempo però il mercato ha visto un vero e proprio tracollo delle quotazioni con prezzi decisamente inferiori al pareggio con i costi produttivi, cosa che rischia di compromettere l’equilibrio economico degli allevamenti bovini. Se l’anno chiude pesantemente in rosso è perché il mercato per quasi tutto l’anno è risultato cedente, e nel confronto con l’anno precedente che aveva una media oltre i 9,50 euro/kg è sceso recentemente a livelli di poco superiori ai 7 euro. Questo farà sì che la voce più importante della plv agricola reggiana (oltre il 50% è appannaggio del settore lattiero caseario) farà registrare una perdita di valore di circa il 20%, davvero molto pesante.
ALTRI VEGETALI
Come è stato per la vite, i fattori meteorologici di un’annata risultata anomala per le alte precipitazioni e le basse temperature di gran parte dei mesi più importanti per la produzione agricola in campo, hanno condizionato le produzioni vegetali della provincia. Si sono registrati ritardi nelle semine e problemi di malattie derivate dalle piogge, come la peronospora sul pomodoro. I cereali autunno vernini (frumento tenero, duro, orzo): la trebbiatura di orzo e grano si è conclusa quest’anno con una resa produttiva media stimata in calo del 10% rispetto a quella dello scorso anno e del 20-22% rispetto ai dati del 2012. Non esaltanti neppure i risultati qualitativi, mentre anche il mercato ha fatto segnare quotazioni in ribasso.
L’andamento meteo ha favorito la semina di mais, in particolare le varietà tardive, che hanno sopperito alle rinunce forzate ad altri tipi di semine primaverili. Buoni i risultati registrati alla raccolta, grazie al recupero di superfici occupate da questa coltura, alle temperature mai troppo elevate, alla possibilità di disporre costantemente di acqua per irrigarla. Molto buone anche le rese, che fanno registrare una produzione media di granella secca di 130-150 ql/ha, nettamente sopra la media degli ultimi anni, meno buoni i risultati sul piano qualitativo, anche se non si è registrata la presenza delle temute aflatossine. Il mercato a sua volta, condizionato dagli aumenti produttivi a livello internazionale, ha visto un cedimento dei prezzi.