Il sindaco di Fiorano Modenese Francesco Tosi ha scritto al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi una lettera sul “Patto di stabilità”.
Egregio Presidente,
Le scrivo con la consapevolezza che quello che sto per dirle è a Lei noto. So anche che la richiesta di un sindaco di un Comune di 17.000 persone è ininfluente. Sento tuttavia il dovere di dirLe che il cosiddetto patto di stabilità per i Comuni deve sostanzialmente cessare o essere intelligentemente ridimensionato, pena conseguenze deleterie per le Amministrazioni comunali, per i cittadini dunque e per l’intera nazione. Semplificando la cosa, possiamo dire che il patto di stabilità è in parte un artificio contabile che come tale non risolve di certo i problemi economici ma anzi rischia di aggravarli. Per di più va detto che ad artificio si risponde con artificio e tutti i Comuni (anche Lei e il sottosegretario Delrio siete stati Sindaci e lo sapete) hanno negli anni rispettato il patto cercando di scaricare il problema sull’anno successivo (“pagheremo a gennaio”): questo meccanismo tuttavia ha di per se stesso, dopo alcuni anni, una fine e …. col 2015 vi saremo giunti.
Il bilancio del mio Comune è in ordine e in pieno equilibrio; possiamo anche dire che il nostro bilancio è virtuoso (la spesa di personale non raggiunge il 25% della spesa corrente, i tributi locali sono tra i più bassi, ecc), nonostante i consistenti tagli dei trasferimenti da Roma (circa il 10% del bilancio complessivo).
Noi vorremmo poter pagare in tempi ragionevoli i nostri fornitori e creditori; non vogliamo contribuire sul territorio alle già presenti difficoltà del mondo economico e del lavoro.
I cittadini non possono comprendere che il Comune disponga del denaro per pagare o per fare investimenti e non gli sia consentito di farlo.
Capisco le ragioni generali del patto di stabilità, ma credo di poter dire che se il prossimo anno le cose non cambieranno, sarà impossibile per tanti rispettare il patto. Che senso ha per amministratori e funzionari comunali dover usare tempo ed energie per escogitare strade legittime che consentano di far fronte a queste regole? Non sarebbe meglio utilizzare quelle energie e quel tempo per studiare e attivare politiche positive e attive, per lavorare sulla economia reale e non sui meccanismi finanziari? Che senso ha che la società patrimoniale del Comune ricorra a fidi bancari, generando peraltro spese per interessi, in quanto il Comune, suo debitore, ritarda i pagamenti pur avendo il denaro, in quanto non può erogarglielo se non l’anno successivo? Allo stesso modo, che senso ha fare aspettare oltre misura i fornitori e creditori del Comune, contribuendo a mettere in seria difficoltà tanti operatori economici?
È questo l’aiuto che noi diamo alla economia e al lavoro? Ma è inutile che mi dilunghi in cose a Lei note. Lei non ha bisogno di suggerimenti. Negli ultimi giorni Lei ha fatto importanti dichiarazioni sul patto di stabilità, affermando anche che il prossimo anno verrà tolto. Tolto o fortemente rivisitato, signor Presidente del Consiglio, lo faccia davvero.
Grato per l’attenzione La saluto cordialmente con il sincero e forte augurio di riuscire nel Suo progetto di risollevare il nostro Paese”.