L’ex sindaco Caselli ritorna, con il suo consueto e inconfondibile stile, ed evidentemente rinvigorito dopo la batosta elettorale, a praticare con rinnovata lena la sua passione preferita: calunniare il sottoscritto, cospargere veleno e fango sulla mia professionalità e correttezza; questa volta, addirittura accusato di aver compiuto “ grossolane violazioni di legge”! Ancora una volta, come sempre accaduto in passato tutte le volte che lo ha fatto, sarà smentito dai fatti e dovrà rimangiarsi le sue falsità.
La gravità delle affermazioni del non rimpianto “primo cittadino” esige una smentita nel merito e un commento riguardo al fango gettato a piene mani.
Esercitando il mio ruolo di Revisore ho lavorato con impegno, (come, del resto l’intero Collegio) per far sì che il Comune prendesse coscienza della gravità della situazione; per chiedere dati (che non arrivavano), per commentare scelte, per suggerirne.
Penso di poter affermare di averlo personalmente fatto con particolare applicazione, perseveranza, rigore per l’interesse della collettività (e, quindi, di chi in quel momento l’amministrava).
Non vi è stato un solo atto che abbia compiuto per fini politici: gli organi del Comune possono facilmente attestarlo.
Oggi che sono libero dai vincoli di un ruolo istituzionale, potrei esternare pubblicamente le mie personali valutazioni sull’operato del precedente sindaco sulla vicenda SGP, soprattutto quello riferito agli ultimi sei mesi e forse un giorno lo farò, perché sarebbe solo un gesto di giustizia verso i cittadini sassolesi, di ogni orientamento politico.
Detto questo, è opportuno evidenziare che se è vero che il Collegio di Revisori è organo collegiale, è altrettanto vero che al suo interno permangono anche responsabilità personali di ogni tipo (penali e patrimoniali) e anche di estrema rilevanza.
Stando alla vicenda di SGP, il Collegio dei Revisori si è trovato parecchie (troppe) volte di fronte a situazioni complesse da valutare e sulle quali esprimersi; a situazioni dove era necessario stimolare il Comune ad assumere iniziative nei confronti della società partecipata e ai suoi organi amministrativi.
Con la nomina di mia moglie in giunta, si è venuta a creare una oggettiva situazione di “incompatibilità”: mi sono immediatamente dimesso, come chiede la legge.
Nel frattempo, però, il concordato ha proseguito il suo corso: la società ha redatto formalmente il ricorso depositandolo presso il Tribunale, il Commissario giudiziale ha redatto una relazione di commento.
I due documenti hanno chiamato in ballo l’operato dei Revisori, (l’uno, direttamente, l’altro indirettamente) che quindi sono stati costretti e legittimati a intervenire per ripetere, spiegare e chiarire, ancora una volta, fatti, giudizi, interventi già espressi e formalizzati in passato, pena la possibile attribuzione ai revisori stessi di responsabilità riguardanti la vicenda SGP, con tutte le conseguenze del caso.
Evidentemente, se riguardo l’operato del Collegio fino al 23 giugno 2014, qualcuno (Corte dei Conti o altro) imputasse in futuro colpe, omissioni, accuse ecc., le stesse colpirebbero i revisori allora in carica, quindi anche il sottoscritto; e siccome l’avverarsi di questo pericolo (futuro) dipende anche dal modo in cui oggi si spiegano e/o ri – spiegano fatti, valutazioni e comportamenti tenuti (in pasato) e ognuno dei componenti l’Organo di Controllo ha lo stesso diritto di difendersi e di prevenire queste situazioni, i Revisori attuali e quelli in carica al 23 giugno, hanno deciso di riunirsi formalmente per formulare le rispettive osservazioni sulla relazione del Commissario.
Quindi, una riunione tecnica di due Organi, uno formalmente in carica, l’altro, pur non in carica, interessato, per diritto/dovere, ad esprimersi sugli stessi fatti.
Formalmente, come indicato chiaramente nell’introduzione del verbale, si sono riuniti quindi due collegi: il Collegio dei revisori attualmente in carica e il Collegio in carica al 23 giugno, per permettere sia ad ognuno dei due organi, sia ad ogni singolo componente, di tutelare la propria professionalità e il proprio legittimo interesse; riguardo al sottoscritto, permettendogli di condividere con i suoi colleghi in carica fino alle sue dimissioni, valutazioni su fatti già accaduti e già ampiamente descritti e commentati in verbali stesi prima delle sue dimissioni.
Quindi l’aspetto politico, la giunta ecc.ecc. non c’entrano assolutamente nulla!
Le considerazioni emerse nella riunione, che non hanno richiesto alcuna votazione, sono destinate ad ogni soggetto, istituzionale e non, che ne abbia interesse e/o desiderio.
Senza dimenticare che un Collegio è libero di invitare, di far parlare e di verbalizzare le parole di chiunque ritenga opportuno: il conflitto di interesse non è la partecipazione ad una riunione o il prendere la parola, ma il partecipare, con un voto, alla formulazione di decisioni del Collegio che potrebbero potenzialmente essere “in conflitto di interesse” riguardo un determinato altro soggetto (in questo caso la giunta), cioè che potrebbe condizionare, in bene e/o in male, l’operato dell’organo stesso, cosa che non poteva accadere nel caso in esame.
Queste cose l’ex primo cittadino, avv. Caselli, le conosce molto bene, almeno dovrebbe (cominciano però a sorgermi dei dubbi); come sa bene che casi identici a questo sono legittimamente accaduti anche durante la sua gestione e formalmente certificati.
L’Avvocato ha confermato anche questa volta di essere l’abile venditore di fumo e di frottole che conosciamo.
Ci vuole ben altro per ambire a governare una città come la nostra e questo non ha assolutamente nulla a che fare con la politica.
(Maurizio Dallari)