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La riflessione di Giovanni Luppi, Presidente di Legacoop Agroalimentare, a due anni dal terremoto

Giovanni-Luppi“A due anni dal terremoto dell’Emilia il pensiero e con le emozioni di quei difficili momenti sono ancora ben presenti. I volti segnati dalla paura, l’incertezza sul da farsi, l’insicurezza derivata da nuove possibili scosse distruttrici. Il territorio della mia giovinezza devastato da segni di distruzione ovunque, ed un sistema economico segnato da lutti, infortuni e blocchi produttivi. Per molti anni ancora vedremo questi segni nel territorio, nelle opere artistiche ingabbiate dentro armature metalliche, nelle strutture prefabbricate ancora presenti in alcuni comuni del territorio, ma anche negli interventi di messa in sicurezza dei capannoni che non avevano subito danni rilevanti.

Si è discusso e si discute molto sulla ”efficienza della ricostruzione” e sulla capacità dello Stato, della Regione e più in generale di tutta la Pubblica Amministrazione di dare risposte credibili in tempi certi, senza troppa burocrazia e nello stesso tempo senza il rischio di malversazioni di denaro pubblico.
A due anni dall’evento mi permetto di esprimere una valutazione molto positiva di gran parte del “Sistema Emilia”: sicuramente perché tutti si sono dati da fare per garantire il massimo nel ruolo che occupavano, e anche perché, come sempre, la qualità delle persone è elemento determinante per far andare tutto per il meglio.

Come Presidente di Legacoop Agroalimentare sono molto orgoglioso di aver visto dei cooperatori mettere in primo piano la sopravvivenza della propria cooperativa e mettere al centro la continuità produttiva dei propri soci davanti alle proprie situazioni familiari e personali.
Sono molto orgoglioso di aver visto una mobilitazione totale di tutte le forze cooperative sane per dare un contributo reale a chi era in forte difficoltà denotando anche una notevole dose di immaginazione e creatività.

Non voglio svilire, con un eccesso di complimenti, le nostre abitudini di comunità che lavora e che cerca sempre di risolvere i problemi senza attendere troppi aiuti dall’esterno, però l’anniversario non può trascorrere senza una riflessione finale.
Il terremoto è stato un’esperienza terribile per il nostro territorio, e ad esso si sono anche sovrapposti e susseguiti siccità, tornado e alluvione. Non possiamo pensare che il nostro Paese non tragga una lezione da tutto questo. A partire dalla possibilità di sviluppare e sistematizzare con un adeguato monitoraggio le buone pratiche che in questo periodo intercorso si sono sviluppate per risolvere al meglio i problemi.

Tra le tante possibili, a noi piacerebbe contribuire con un’analisi comparata tra le differenti problematiche e tempistiche che un caseificio terremotato, ed un analogo caseificio terremotato ma provvisto di assicurazione a copertura dei danni, hanno affrontato per gestire l’evento nelle sue diverse fasi. Non sarebbe un esercizio banale e si scoprirebbero tanti dettagli nei quali poter intravvedere “le corna del diavolo”.

Sarà una buona cosa per il futuro se riusciremo a trarre insegnamento da ciò che si è fatto in questi momenti difficili, tutti noi abbiamo esperienze positive da mettere in una sorta di decalogo e sono esperienze che non possono finire nel dimenticatoio perché potrebbero servire ancora, perché potrebbero servire ad altri”.

 

















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