“Una decisione che va nella direzione della chiarezza e della trasparenza a favore delle imprese e dei consumatori”. E’ quanto afferma con soddisfazione il Presidente di Coldiretti Modena, Francesco Vincenzi, nel commentare la decisione annunciata dal Ministro della Salute, On. Beatrice Lorenzin, di togliere il segreto e di rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero.
“Accogliendo la richiesta presentata dal presidente nazionale di Coldiretti, Roberto Moncalvo, il Ministro compie una importante passo per combattere inganni e sofisticazioni – sottolinea Vincenzi. Un crimine particolarmente odioso perché colpisce soprattutto quanti dispongono di una ridotta capacità di spesa e sono costretti a rivolgersi ad alimenti a basso costo dietro i quali – afferma il Presidente della Coldiretti modenese – spesso si nascondono ricette modificate, l’uso di ingredienti di minore qualità o metodi di produzione alternativi sui quali è importante garantire maggiore trasparenza”.
“A trarre un beneficio diretto dal provvedimento – aggiunge il Direttore di Coldiretti Modena, Antonio Ciri – dovrebbe essere in primis la nostra provincia dove, nel 2013, si è avuto un calo di 22.400 capi suini allevati, con una diminuzione del 7 per cento rispetto al 2012 arrivando così a 295 mila 623 capi (nel 2002 erano oltre 473 mila) con il risultato che 2 prosciutti su 3 sono venduti come italiani ma provenienti da maiali allevati all’estero. La chiusura forzata degli allevamenti, che mette a rischio anche le produzioni tipiche modenesi come cotechino e zampone – continua Ciri – è stata causata dall’impossibilità di coprire i costi di produzione per i bassi prezzi provocati dalle importazioni dall’estero di carne di bassa qualità per ottenere salumi da “spacciare” come Made in Italy per la mancanza dell’obbligo di indicare in modo chiaro in etichetta la provenienza”.
Effetti positivi del provvedimento si avranno anche sul settore lattiero caseario – informa Coldiretti Modena – dove, oltre alla montagna di importazione di latte a lunga conservazione, vengono importati anche semilavorati come le cagliate, polvere di latte, caseine e caseinati che vengono utilizzati per produrre, all’insaputa del consumatore, formaggi di fatto senza latte. Il falso Made in Italy colpisce anche i formaggi più tipici con la crescita esponenziale delle importazioni di similgrana dall’estero (Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Estonia, Lettonia) per un quantitativo stimato in 83 milioni di chili che fanno concorrenza sleale al Parmigiano Reggiano e al Grana Padano, ottenuti nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione.
Infine riflessi positivi si avranno anche sul settore del pomodoro – aggiunge Coldiretti – ricordando che l’Emilia Romagna produce il 30 per cento della produzione italiana di pomodoro e si trova a dover competere con semilavorati industriali prevalentemente da Cina e Stati Uniti pari a circa il 20 per cento della produzione nazionale.