Ho ravvisato nella lettera inviata da un gruppo di lavoratori del settore ceramico forti elementi di disperazione e bisogno di denunciare una situazione che col tempo diventa sempre più intollerabile. La presenza di manodopera clandestina, usata per fare dumping contrattuale a tutte le imprese sane che operano nei vari settori è un elemento fisso di preoccupazione per chi come noi si è sempre interessato al fenomeno della globalizzazione in casa propria, molto più devastante e preoccupante della sfida globale sui prodotti che può costare sì sacrifici e perdita di occupazione, ma può anche costituire una opportunità nel mercato mondiale degli scambi.
Perché qui ad essere premiati non sono i più bravi, non sono quelli che fanno più qualità ma quelli che costano molto di meno nella criminale caccia al massimo ribasso. Quando il sindacato denuncia destrutturazione dei contratti, lavoro in nero, mancato rispetto delle regole di sicurezza, denuncia situazioni precise che si materializzano nelle fabbriche clandestine, nelle officine dormitorio, nell’utilizzo spregiudicato e abusivo di marchi e brevetti industriali, nel mancato rispetto dei minimi tabellari, delle condizioni di lavoro, del lavoro festivo pagato come normale, del lavoro straordinario vissuto come un obbligo e privo di maggiorazioni, delle indennità di disagio per il lavoro turno. Ci riferiamo ad imprese e consulenti privi di scrupoli, a situazioni di caporalato in cui nulla viene rispettato. Ora siamo giunti alle minacce fisiche perché tutto è utile per chi vuole aggiudicarsi una commessa e un appalto e quindi bisogna fare un appello alla vigilanza delle società industriali a controllare e verificare la solidità e il rispetto delle norme dei propri fornitori. Qua parliamo di lavoratori che non si rivolgono al sindacato perché hanno paura. Paura per sé e per le proprie famiglie perché le mani della mafia mondiale arrivano a colpire ovunque. Per questo bisogna adeguare le leggi perché un lavoratore in nero clandestino possa essere regolarizzato se denuncia le situazioni cui ha assistito, non come adesso che oltre a rischiare la vita rischia l’immediata espulsione dal nostro paese.
Il fenomeno che viene denunciato nel settore ceramico non è nuovo. Anni fa erano i lavoratori delle finte cooperative a entrare come fornitori dentro alle grandi imprese industriali. Le leggi che vennero introdotte e l’iniziativa sindacale allora riuscirono a rintuzzare il fenomeno. Oggi con la crisi che dura da così tanto tempo e la facilità di accesso a manodopera a bassissimo costo è dura spuntarla. Quello che accade nel tessile, nel settore delle costruzioni è evidente; nessun settore si può dichiarare immune. Il commercio, la ristorazione e i servizi stanno avendo lo stesso problema. Cambiare questa situazione è indispensabile. Il tema della legalità va di pari passo col tema degli investimenti industriali e il taglio della burocrazia. L’Illegalità diffusa, la burocrazia e la mancanza di investimenti uccidono l’economia e impediscono il diffondersi del benessere derivato dal proprio onesto lavoro. Che società vogliamo per i nostri figli? Possiamo auspicare una società in cui chiunque a parità di lavoro possa percepire una retribuzione stabilita a livello contrattuale? Possiamo come si parla di spesometro per valutare la congruità contributiva, sottoporre a verifica e misura anche le offerte nelle gare di appalto che vadano sotto gli standard minimi di rispetto delle norme contrattuali e di sicurezza?
(Luigi Tollari, Segretario Generale CST UIL Modena e Reggio Emilia)