“Un anno di crisi feroce il 2013, l’ennesimo. Con un calo del Pil e, soprattutto, dei consumi peggiore del previsto – sostiene Confesercenti Modena – Un’eredità pesante, che nei primi due mesi del 2014 ha portato ad una vera e propria emorragia di imprese nei settori del Commercio, del Turismo e dell’Intermediazione. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio di Confesercenti, il primo bimestre dell’anno, i settori citati hanno registrato a livello nazionale complessivamente oltre 29.000 cessazioni, con un saldo negativo di oltre 17.000 imprese. Numeri che significano sul totale delle imprese registrate un -2,0% in soli due mesi. Dati che peggiorano in ambito emiliano-romagnolo, dove le chiusure sono state oltre 2.500 per un saldo negativo di 1.700 pari ad un -2.3% (sempre sul totale delle imprese registrate). Ma ancor di più se guardiamo al solo territorio modenese, città e provincia: ammontano infatti a 373 le imprese che hanno cessato l’attività, per un saldo negativo finale di 240 unità che corrisponde al -2,4% sul totale di quelle registrate”.
“Particolarmente preoccupante poi – continua l’Associazione – il dato relativo alle nuove aperture che nelle categorie esaminate sono state appena 11.400 a livello nazionale, 880 a livello regionale e 134 a livello provinciale: dal nazionale, al locale si tratta del dato più basso, per quanto riguarda il primo bimestre, degli ultimi 40 anni. A chiudere, secondo le analisi dell’Osservatorio, sono state soprattutto donne e imprenditori over 50; mentre ad avviare nuove attività con maggior frequenza, i giovani e gli stranieri. Dopo l’ennesimo Natale fiacco, molti imprenditori hanno ritenuto di non affrontare l’anno, con il suo carico di spese ed adempimenti fiscali, optando invece per la chiusura. Anche perché il mercato interno è ancora in una fase acuta di crisi e di conseguenza la riduzione di consumi non accenna ad arrestarsi. Il fortissimo numero di cessazioni di imprese attive nell’intermediazione commerciale – 103 in provincia di Modena, 670 in Regione e 5.800 a livello nazionale – ci segnalano inoltre l’immobilità della domanda in tutti i settori, dalla compravendita di case a quella di auto e beni commerciali”.
Dal rapporto negativo rilevato dall’Osservatorio Confesercenti, tra aperture e chiusure registrato nei primi due mesi dell’anno, non si salva nemmeno il commercio su area pubblica. Il settore dei commercianti cosidetti ‘ambulanti’, che fino ad oggi aveva mostrato un andamento anticiclico, segna questa volta sul territorio modenese un saldo negativo di ben 20 imprese; di 124 in regione e di 529 a livello nazionale. A raggiungere il peggior risultato, fra i comparti esaminati, è però il commercio al dettaglio in sede fissa extra alimentare: a Modena e provincia solo 35 le aperture a fronte di 157 chiusure, con un saldo negativo di ben 122 imprese, che a livello regionale diventano 693 ed a livello nazionale ben 9.385. La nostra provincia, per quanto riguarda il saldo delle imprese di commercio al dettaglio, si colloca con il suo -1,4% al di sotto della media regionale che registra un – 1,2%, ed ancor di più della media nazionale che si attesta ad un -1,0%.
Modena e provincia registrano dati appena migliori seppur negativi per il commercio al minuto alimentare che segna un saldo pari al – 0,5%, quando in regione si registra un – 1,0% e a livello nazionale un -0,6%. Discorso analogo anche nel settore modenese dei pubblici esercizi e turismo che con il suo -0,1% si colloca al di sopra della media regionale (- 0,7%) e nazionale (-0,4%). Leggermente meglio della media regionale anche l’intermediazione: – 1,2% Modena, contro il -1,4% regionale, ma peggio della media nazionale: – 0,8%.
“La recessione della domanda – evidenzia Confesercenti – non va assolutamente sottovalutata. Il mercato interno italiano è il decimo al mondo per dimensioni e costituisce un asset fondamentale della nostra economia contribuendo a formare l’80% del PIL, del quale poi il 60% è costituito dalla componente spesa delle famiglie. Con l’Informativa del Consiglio dei Ministri presentata dal Premier Renzi si annunciano provvedimenti che vanno nella giusta direzione: tagli energici alla spesa pubblica e risorse che vengono dirottate a sostenere i redditi più bassi. Riteniamo che queste misure possano andare nella direzione di sostegno al mercato interno. Restano però penalizzati i redditi più bassi degli imprenditori e dei lavoratori autonomi che vengono ingiustamente esclusi dai provvedimenti di riduzione del cuneo fiscale. Riteniamo poi che la prevista riduzione del 10% dell’IRAP sia un provvedimento ancora insufficiente per ridurre in maniera sensibile il carico fiscale sulle imprese. Sarà comunque necessaria valutare nel merito i provvedimenti, una volta pubblicati, per fornire un giudizio più articolato”. tiene a precisare concludendo Confesercenti.