Il movimento cooperativo ha saputo resistere meglio delle altre realtà produttive alla pesante crisi economica e finanziaria degli ultimi anni, dimostrandosi ancora una volta un punto di riferimento importante e vitale del tessuto economico e sociale del nostro Paese. In Emilia Romagna, nel quinquennio 2008/2013 la cooperazione ha creato più di 5.200 nuovi posti di lavoro portando gli addetti a sfiorare quota 175.000 (+3,1%), mentre il sistema composto dalle altre forme imprenditoriali ha perso complessivamente oltre 63.500 occupati, con una diminuzione del 3,8%.
Sempre a livello regionale, in questo periodo Confcooperative ha visto aumentare il proprio fatturato, passato da circa 12.430 ad oltre 12.940 milioni di euro (+3,6%), gli addetti (cresciuti da 69.900 a più di 73.000 con un incremento del 4,4%) e i soci (passati da circa 340.600 ad oltre 385.000 con un +13%). Le imprese aderenti hanno fatto registrare invece una leggera contrazione (scendendo da 1.832 a 1.700), frutto dell’importante processo di aggregazione e riorganizzazione della base sociale portato avanti in questi anni.
“In un periodo estremamente difficile a causa della pesante recessione, che ha messo a dura prova la tenuta dell’intero sistema produttivo, – dichiara il direttore, Pierlorenzo Rossi – la crescita di Confcooperative Emilia Romagna non si è arrestata nemmeno nel 2013, l’anno in cui la crisi ha fatto sentire i suoi effetti più duri: il volume d’affari delle imprese aderenti ha infatti registrato un incremento generale del 2,6% rispetto al 2012 con punte del 7,2% per le cooperative di consumo e del 3,1% per le cooperative agricole ed agroalimentari (+15% le vitivinicole, +3,9% le ortofrutticole e +3,1% quelle del settore lattiero caseario)”. “Le buone performances messe a segno negli ultimi cinque anni – prosegue Rossi – trovano riscontro anche nella recente indagine congiunturale realizzata nel mese di febbraio su un campione mirato, composto dal 7% delle imprese socie, e tesa a verificare le percezioni dei dirigenti di queste cooperative sull’andamento economico. Dall’analisi emerge un trend sostanzialmente positivo in quanto secondo le previsioni nei primi sei mesi del 2014 il volume d’affari dovrebbe registrare un incremento per le cooperative dei servizi sociali e mantenersi stazionario per quelle agricole e della produzione e lavoro. Previsti in aumento gli investimenti delle coop agricole e di quelle operanti nella solidarietà sociale. Non migliorano infine i tempi di pagamento da parte degli enti pubblici e dei privati: questi ultimi sono comunque sempre più solleciti, rispetto ai “colleghi” pubblici, a saldare i propri debiti”.
“I dati relativi all’ultimo quinquennio – sottolinea il presidente regionale di Confcooperative, Francesco Milza – dimostrano il buono stato di salute complessivo del mondo cooperativo e della nostra Organizzazione in particolare. In questo scenario generale assegniamo un valore particolarmente positivo al dato occupazionale che sottolinea chiaramente la capacità della cooperazione di far coincidere tenuta economica e creazione di lavoro. Da segnalare che ben il 75,6% degli addetti di Confcooperative Emilia Romagna può contare su un contratto a tempo indeterminato e il 61,4% degli occupati è di sesso femminile mentre il 16% è composto da lavoratori stranieri”.
“In questi anni – prosegue Milza – abbiamo messo in campo tutti gli strumenti in grado di favorire la crescita e l’occupazione, in particolare quella dei giovani che possono scegliere la cooperativa come modello imprenditoriale capace di esaltare la persona rispetto al capitale, la squadra rispetto all’individuo, la creatività e il contributo di ciascuno”. “A tale proposito – aggiunge Milza – Confcooperative Emilia Romagna, in collaborazione con Irecoop, ha promosso il progetto ‘Coop-Keys’ (Cooperation promotes Key competences for Employability of Young people), che ha permesso ad alcuni giovani di svolgere un’interessante esperienza professionalizzante all’estero in Paesi come Regno Unito, Francia, Spagna, Germania, Svezia, Malta, Polonia e Belgio”. Va in questa direzione anche l’analogo progetto ‘Coops on the Move – Competenze europee a favore dell’occupazione’, avviato per consentire ad alcuni giovani dell’Emilia Romagna, prioritariamente residenti nelle zone colpite dal sisma del 2012, di effettuare un interessante tirocinio presso cooperative, enti di rappresentanza o enti pubblici di Paesi come Regno Unito, Francia, Spagna, Germania e Svezia”.
“La capacità di Confcooperative di resistere meglio di altri soggetti imprenditoriali a questo difficile quinquennio – sottolinea il presidente Francesco Milza – è legata in parte alla diffusa presenza in settori che, ad eccezione dell’abitazione, hanno risentito meno della crisi ed in parte alla grande flessibilità tipica del modello cooperativo, particolarmente strategica nelle situazioni congiunturali negative come quella che stiamo attraversando”. “Questa crisi – prosegue Milza – ci ha insegnato che senza legami sociali forti con il territorio l’economia non può essere sufficiente: nelle aree caratterizzate da un senso della comunità più radicato, infatti, la recessione ha avuto effetti minori e questo anche perché la cooperazione prima di essere un contratto economico rappresenta un patto, o meglio una relazione, tra individui e sa generare una economia etica ed inclusiva”.
“E proprio grazie alla capacità di rispondere alle nuove esigenze delle persone in una società che cambia con il mutare delle condizioni economiche locali e globali – afferma il direttore Pierlorenzo Rossi – nel biennio 2012/2013 Confcooperative Emilia Romagna ha registrato la nascita di 167 nuove imprese sull’intero territorio regionale, sorte per rispondere ai bisogni emergenti dettati dalla crisi e per intercettare le opportunità connesse alla trasformazione economica e sociale in atto. Di queste, 12 sono nate da altre realtà aziendali, non cooperative, entrate in crisi a causa della recessione economica. Si tratta di casi di workers buyout in cui i dipendenti hanno unito le loro forze e hanno scelto il modello cooperativo per proseguire l’attività produttiva”. Dal punto di vista territoriale, risulta particolarmente consistente il gruppo delle nuove cooperative nate in provincia di Reggio Emilia (43), seguita da Forlì-Cesena (37), Rimini (23), Bologna (18), Piacenza (15), Modena (9), Ravenna (8), Parma (7) e Ferrara (7). La maggior parte di queste nuove imprese operano nel comparto dei servizi (79) e della solidarietà sociale (36), seguiti dal settore Cultura Turismo e Sport con 22 cooperative e dall’agricoltura con 17. “Da segnalare infine – aggiunge Rossi – che il 33% delle aziende sorte negli ultimi due anni sono cooperative femminili e il 9,5% sono giovanili”.
“Confcooperative – conclude Milza – desidera essere protagonista anche nelle sfide che il nuovo scenario mette di fronte alle imprese: dal welfare ai servizi, dal sistema abitazione all’agroalimentare, le cooperative dovranno rappresentare un laboratorio di idee in base al quale operare le scelte strategiche per il futuro. Ci stiamo attrezzando a tutto ciò con un grande sistema relazionale perché le soluzioni migliori nascono sempre dall’incontro e dal confronto. Sul piano operativo, i binari entro cui declinare le azioni di un nuovo sviluppo appartengono al patrimonio genetico della cooperazione e sono integrazione, aggregazione, innovazione e formazione”.