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L’economia in Emilia Romagna riparte, ma con cautela

denaro_10Forse la svolta tanto attesa è in arrivo. Le prospettive per l’economia dell’Emilia-Romagna appaiono soddisfacenti. La stima della flessione del Pil nel 2013 si amplia all’1,5 per cento e la crescita attesa nel 2014 viene lievemente ridotta all’1,0 per cento, ma si conferma l’uscita dalla recessione. Nel 2014 continueranno a tirare le esportazioni (+2,6 per cento), ripartiranno gli investimenti, passando da una flessione del 2,9 per cento del 2013 ad un aumento dell’1,8 per cento. I consumi, seppur in miglioramento, continueranno ad avere una dinamica deludente e da una contrazione del -2,2 per cento registrata nel 2013 non andranno oltre un lieve aumento dello 0,4 per cento nell’anno in corso. E’ questo quanto emerge dall’edizione di marzo dello scenario di previsione macro-economica realizzato da Unioncamere Emilia-Romagna, in collaborazione con Prometeia.

Il prodotto interno lordo La previsione si fonda su un quadro di riduzione dei rischi negativi, di ripresa della crescita mondiale e di diffusione della tendenza positiva tra i paesi dell’area dell’euro. La previsione del Fondo Monetario Internazionale dello scorso gennaio prospetta la crescita mondiale al 3,7 per cento, nel 2014, derivante da un progresso delle economie avanzate del 2,2 per cento e del 6,1 per cento per i mercati emergenti e i paesi in sviluppo. Nell’area dell’euro la crescita sarà dell’1,0 per cento e diffusa, ma non omogenea, nei singoli paesi. In Germania il Pil salirà dell’1,6 per cento, in Francia dell’1,0 per cento e in Italia e Spagna dello 0,6 per cento.

I settori Nel 2014 ci sarà ripresa per l’industria e per i servizi, con un aumento del valore aggiunto dell’1,5 e dell’1,2 per cento, mentre per le costruzioni si arresterà la caduta, +0,1 per cento.

Il mercato del lavoro La ripresa del PIL non coinciderà con una contestuale dinamica positiva sul versante occupazionale. Il tasso di attività scenderà dal 47,6 al 47,2 per cento. Nel 2013 la recessione ha ridotto gli occupati dell’1,6 per cento, che scenderanno ancora dello 0,4 per cento nel 2014. Il tasso di disoccupazione, il 2,9 per cento nel 2007, dovrebbe salire dall’8,5 del 2013 all’8,8 per cento nel 2014.

Vi sono segnali di ripresa, tuttavia risultano ancora deboli e insufficienti per produrre benefici sul mercato del lavoro. Segnali che andrebbero sostenuti con riforme profonde e azioni concrete, volte a rilanciare la domanda interna, a ridurre la diseguaglianze e le possibili aree di esclusione sociale, a sostenere la competitività del sistema. Segnali che potrebbero diventare sempre più flebili se non si interverrà in tempi brevi.

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