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Allenamento del cervello e relazioni sociali i veri elisir di lunga vita. I segreti per rimanere giovani spiegati in conferenza a Correggio

Un’alimentazione equilibrata, una moderata attività sportiva per il corpo, interessi diversi per tenere allenato il cervello e tanti progetti, utili a noi e agli altri, per mantenere inalterato un buon equilibrio emotivo. Questa la ricetta della “amortalità”, parola coniata dalla giornalista Catherine Mayer per descrivere la condizione di un numero sempre maggiore di uomini e donne divisi tra età effettiva ed età percepita, descritta molto bene dal dottor Gianfranco Marchesi e dal dottor Giansecondo Mazzoli nel corso di una affollata conferenza dal titolo “Amortalità: piacere e pericoli di vivere senza età”, organizzata dai Lions Club Correggio “Antonio Allegri” e Fabbrico “Rocca Falcona”.

L’approccio medico e scientifico ha contraddistinto la relazione del dottor Marchesi che, prendendo spunto dall’allungamento di oltre 30 anni dell’attesa di vita registrato dall’inizio del Novecento ad oggi, ha sottolineato l’importanza dei fattori ereditari della longevità, elementi fondamentali al pari dell’aiuto derivante dai progressi della medicina moderna.

“Oggi si parla di età liquide, in cui stile di vita, alimentazione, cura di sé, fattori ambientali e visione personale del mondo contribuiscono sicuramente alla longevità – ha spiegato il dottor Marchesi – ma dobbiamo essere consapevoli che dopo i vent’anni le cellule del nostro cervello cominciano già il loro processo di invecchiamento, pertanto è davvero importante tenerlo attivo con stimoli e gratificazioni”.

Molti gli esempi citati dal dottor Marchesi: da Verdi che compose il Falstaff a 80 anni a Picasso che dipinse fino a 90 anni e tanti altri scrittori, statisti, politici che non vivevano certo nell’illusione eterna di immortalità, ma sicuramente hanno fatto dell’arte del vivere pienamente uno dei loro principali obiettivi. E se la letteratura, la filosofia, la musica, l’arte e la formazione continua contribuiscono a contrastare l’invecchiamento, una buona parte la fa anche la capacità di mantenere buone relazioni e di svolgere una vita sociale ricca di attività e di interessi.

“Il parametro dell’età anagrafica oggi appare inadeguato – ha precisato il dottor Mazzoli – ed è positivo tutto ciò che serve per combattere il decadimento fisico senile, ma dovremmo impegnarci anche a costruire un’armonia tra il nostro essere spirituale e fisico e tra noi e gli altri e prendere atto che la morte è una realtà al pari della vita ed è un nostro compito esistenziale fare i conti con questo evento. Se riusciamo ad accettare l’idea della fine della vita come un progressivo crescere, se abbiamo questa ricchezza dentro, ci verrà anche naturale donare momenti della nostra vita agli altri, staccandoci lentamente dalle cose della vita per lasciarle agli altri”.

E’ quello che il dottor Mazzoli definisce “sentimento sociale”, sottile definizione filosofica per evocare il compito esistenziale di ognuno di noi: la capacità di trasferire agli altri il risultato delle nostre esperienze nella consapevolezza di contribuire per la propria parte alla crescita e al miglioramento della società. Una vera e propria rivoluzione sociale e culturale da metter in pratica fin da subito.

 

 

 

 

 

 
















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