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Firmato oggi a Reggio Emilia un protocollo per combattere la dispersione scolastica

dispersione-scolasticaÈ stato firmata questa mattina l’intesa per contrastare la dispersione scolastica e favorire il successo formativo. Il documento è stato sottoscritto dalla Provincia di Reggio Emilia, dall’Ufficio scolastico provinciale, da tutti i comuni del territorio, dalle direzioni didattiche delle scuole secondarie di I° e II° grado (medie e superiori) e dagli enti di formazione professionale.

“Dobbiamo individuare insieme le modalità per intercettare gli studenti a rischio – ha spiegato l’assessore provinciale Ilenia Malavasi a un folto pubblico di amministratori e insegnanti – il nostro è un obiettivo ambizioso, favorire il successo formativo di ogni studente. Uno dei temi chiave che dobbiamo affrontare è quello della scuola accogliente, il disagio rappresenta, infatti, una delle motivazioni che possono portare all’abbandono”.

Disagio, insuccesso, abbandono, sono queste le 3 parole chiave che costellano il percorso scolastico di chi è a rischio di dispersione. Il momento maggiormente critico è quello del passaggio dalle scuole medie alle superiori. Con la sottoscrizione di questo protocollo le scuole e gli organismi di formazione si prendono quindi l’impegno di comunicare alla Provincia i cosiddetti banchi vuoti, cioè i nominativi di coloro che sono iscritti, ma che non frequentano. Una segnalazione periodica che dovrà poi essere valutata e analizzata da un gruppo di lavoro interistituzionale per progettare interventi di tipo individuale, con l’obiettivo di creare un percorso che porti al conseguimento della qualifica o del diploma.

“Il lavoro che ci apprestiamo a svolgere – ha proseguito l’assessore Malavasi – riguarda l’ampliamento delle opportunità formative, in modo da portare i ragazzi almeno al raggiungimento di una qualifica professionale. Dobbiamo però arrivare anche a una riflessione sui dati che abbiamo a disposizione che non sono esaltanti, e questo anche alla luce degli obiettivi che ci vengono richiesti dall’Europa. Siamo convinti che occorra investire su conoscenza e capitale umano, unico vero motore di una ripresa duratura, e per questo vogliamo dare a tutti pari opportunità per essere competitivi, poi ovviamente dipenderà dalle singole capacità. La dispersione scolastica ha costi altissimi, ogni volta che un ragazzo abbandona il nostro sistema perde un pezzo del proprio investimento”.

Secondo Silvia Menabue, dirigente dell’Ufficio scolastico provinciale, ci confrontiamo con dati preoccupanti: “Il bilancio è negativo, soprattutto per le fasce più giovani, il rischio che corriamo è quello di ritrovarci con una generazione non in grado di inserirsi nel mondo del lavoro. Il problema non può però essere risolto da un soggetto singolo, occorre lavorare in modo sinergico, insieme, aprendo anche una riflessione con il mondo del lavoro. In molti casi, infatti, è proprio con questo mondo che dobbiamo aprire un confronto per riportare i ragazzi nell’ambito di un percorso scolastico più consono alle loro possibilità”.

I numeri

Dal 2008/09, anno in cui sono stati reintrodotti i voti numerici, si è verificato un graduale miglioramento nei risultati scolastici nelle scuole secondarie di I grado (medie). Nell’anno scolastico 2012/13 la percentuale di alunni respinti è stata del 2,7%, con differenze all’interno della tre classi: si va dal 3,2% di respinti nelle prime classi al 2,1% nelle terze classi. Analogo miglioramento si è registrato tra gli alunni con cittadinanza non italiana, i cui risultati rimangono comunque più critici.

Anche se diminuisce leggermente nel corso degli ultimi cinque anni, la differenza tra i risultati scolastici dei maschi e delle femmine rimane evidente. Nell’anno scolastico 2012/13 la percentuale di insuccesso femminile si attesta all’1,9%, mentre quella maschile è del 3,5%. Similmente, tra gli alunni stranieri le percentuali sono rispettivamente del 4,6% e dell’8,1%.

Nella scuola secondaria di II grado migliora il dato complessivo degli alunni respinti, mentre nell’ultimo anno scolastico aumentano gli alunni sospesi e ritirati. Il biennio si conferma lo snodo critico del percorso scolastico: negli ultimi cinque anni la percentuale di alunni respinti non scende sotto il 18,5% per gli studenti italiani e il 32% per gli studenti stranieri.

In raffronto ai dati MIUR più recenti, che però includono solo i primi quattro anni di corso, la provincia di Reggio Emilia ottiene dei risultati leggermente inferiori a quelli regionali (12,1% di respinti) e nazionali (11,8%).

Nella scuola secondaria di II grado è ancora più evidente lo scarto fra i risultati scolastici dei ragazzi e delle ragazze. Mentre la percentuale di studenti maschi respinti nell’anno scolastico 2012/13 è del 16,5%, quella delle loro coetanee è quasi la metà (9,5%). Anche tra gli studenti stranieri il divario tra maschi e femmine è rilevante: la percentuale di insuccesso dei maschi è del 30,3% a fronte del 18,8% delle femmine.

L’area di studi in cui si registra il maggiore insuccesso scolastico è quella professionale, che nell’anno scolastico 2012/13 vede il 19,3% di alunni respinti. Bisogna però sottolineare come negli ultimi cinque anni l’area professionale sia l’unica che vede migliorare i risultati scolastici, mentre nell’area liceale risultano stabili e nell’area tecnica addirittura in lieve peggioramento.

Dal confronto con i dati nazionali, che vedono un 5,9% di respinti nell’area liceale, un 14,8% nell’area tecnica e un 19,4% nella professionale, si può notare come la provincia di Reggio Emilia presenti risultati leggermente migliori nelle aree liceale e professionale, peggiori nell’area tecnica.

Oltre agli alunni che non vengono ammessi alla classe successiva, c’è una quota di ragazzi che si ritirano nel corso dell’anno scolastico. I ritiri qui rilevati sono ovviamente quelli formalizzati presso le segreterie scolastiche e non i cosiddetti “banchi vuoti”, ossia i ragazzi formalmente iscritti, ma che non frequentano le lezioni. I ritiri riguardano invece ragazzi che si trasferiscono all’estero o in scuole private non paritarie o ragazzi che escono dal sistema di istruzione per passare alla formazione professionale o all’apprendistato. La percentuale di ritiri negli ultimi cinque anni oscilla tra l’1,2% e il 2,7%.

 

 

















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