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Policlinico di Modena: Dermatologia all’avanguardia nel campo della chirurgia oncologica

sostituto-dermico“I risultati, prima di tutto clinici e poi anche estetici, che si possono ottenere attraverso l’impiego di tessuti bioingegnerizzati, chiamati anche sostituti dermici, sono davvero di elevata qualità. Oggi l’utilizzo di questo tipo di soluzioni è un dato ampiamente consolidato e a Modena, anche in questo ambito, abbiamo maturato un’esperienza importante, ormai decennale”. A parlare è il professor Giovanni Pellacani, direttore della struttura complessa di Dermatologia del Policlinico di Modena che traccia un bilancio dell’attività svolta nel 2013 ricordando la forte specializzazione conseguita nell’utilizzo proprio di sostituti dermici e prendendo spunto dal lusinghiero risultato ottenuto nella classifica stilata dal sito di respiro nazionale www.dovemicuro.it che per la cura delle neoplasie della pelle colloca il reparto modenese al secondo posto, subito dopo l’Istituto Dermatologico dell’Immacolata di Roma.

Si tratta di risultati che sono frutto dello sforzo organizzativo che in questi anni il Policlinico, anche attraverso l’istituzione, nel 2011, della struttura semplice, guidata dalla professoressa Cristina Magnoni di Chirurgia dermatologica, ha messo in campo per valorizzare la vocazione oncologica della propria Dermatologia.

Complessivamente, nei primi 8 mesi del 2013 sono stati effettuati 5.310 interventi, dei quali 2600 sono considerati interventi maggiori, vale a dire più complessi, 1140 biopsie e 1570 piccoli interventi. Si tratta di numeri che confermano come le difficoltà determinate dal terremoto sono in gran parte superate: dopo l’inevitabile flessione registrata nel 2012, si è tornati sui valori del 2011, quando gli interventi complessivi erano stati 5.849. “In chirurgia – spiega la professoressa Magnoni – i numeri sono importanti perché i volumi di casi trattati sono un indicatore certo di esperienza dell’equipe. Non è, però, solo il numero di interventi l’unico indicatore di qualità. Per la chirurgia oncologica, ad esempio, è significativo il dato relativo ai margini liberi dalla neoplasia che misura la percentuale di successo nella rimozione delle lesioni neoplastiche, dato che nel 2013 è stato del 96,32% (+1,1% rispetto al 2012)”.

“La nostra scuola – spiega Pellacani – è stata capace di formare dermatologi che sono anche chirurghi. Si tratta di una peculiarità modenese che ci ha permesso di collaborare con maggiore efficacia con i chirurghi nella cura di neoplasie che spesso sono associate ad altre forme tumorali e che necessitano interventi multidisciplilinari. In Regione, oltre al Policlinico, solo l’Azienda Ospedaliera di Parma, dove ha sede il centro grandi ustionati, presenta un’organizzazione affine alla la nostra”.

La struttura del Policlinico si occupa di tutti gli interventi oncologici, dalla piccola lesione al grande tumore cutaneo ed esegue interventi in chirurgia tradizionale, in collaborazione con gli altri specialisti del distretto colpito, come l’Otorinolaringoiatra, l’Oculista, il Chirurgo Plastico e il Maxillo Facciale.

“Uno dei settori in cui siamo più impegnati è la chirurgia del distretto testa-collo – aggiunge Cristina Magnoni – una delle più complesse. Siamo in grado di intervenire sull’occhio, sul naso, sul volto e sul cuoio capelluto. In questo distretto, l’intervento di demolizione del tumore apre problematiche estetiche e funzionali del viso che hanno importanti ricadute sulla qualità delle vita e che necessitano di accurati interventi di ricostruzione che un tempo si basavano sui tessuti prelevati dallo stesso paziente, in regioni donatrici quali la regione inguinale o il pilastro ascellare. Da circa un decennio,oltre alla ricostruzione con tecniche tradizionali utilizziamo i sostituti dermici, tessuti <<bioingegnerizzati>>, per usare un termine tecnico,costruiti in laboratorio. Questa cute artificiale viene impiantata nella sede da ricostruire dove attecchisce sostituendo la cute asportata. Questa tecnica permette interventi più brevi e quindi più sicuri e aperti anche alle fasce più anziane della popolazione che sono tra le più colpite dalle neoplasie della pelle”.

 

 

 

 

















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