“Invece di pensare alla tutela dei gamberetti d’acqua dolce – missione encomiabile, per carità (sic!!!) – e alle piste ciclabili sugli argini, sarebbe stato meglio intervenire, come abbiamo ripetutamente sostenuto con i nostri consiglieri dagli inizi degli anni 2000, per alzarli e rinforzarli, effettuando nel contempo opere di pulizia e manutenzione dei fossi di scolo e del greto dei fiumi stessi.
A tal proposito ci domandiamo a quando risalgono le ultime opere di manutenzione nel punto in cui gli argini hanno ceduto, peraltro ove era presente un fontanazzo: responsabilità solo climatiche o insipienza degli enti preposti? Pur rilevando una serie complessa di concause, anche climatologiche (c’è zero termico a 1700 metri; se lo avessimo avuto a mille metri, invece dell’acqua nella bassa, avremmo avuto la neve in montagna) non siamo tuttavia in presenza di piogge torrenziali per più giorni o di situazioni eccezionali e non governabili.
Manca in realtà un piano organico di interventi e i 30 milioni di euro stanziati dallo Stato per la prevenzione e la tutela idrogeologica da distribuire in tutte le regioni, sono assolutamente insufficienti. Infine si può e si deve fare di più per recuperare i fondi che la Comunità Europea mette a disposizione per la tutela del territorio”.