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Cie, Baruffi: “Interrogherò il ministro su proposta di Carcere-città”

cie-modena-ph-Dante-FarricellaL’idea di trasformare il Cie di Modena in una struttura di lavoro al servizio del Sant’Anna verrà approfondita con il Governo: il parlamentare modenese del Pd Davide Baruffi, che da tempo segue le vicende interne del Centro, ha deciso di interrogare il ministro competente per verificare la reale disponibilità a dare corso alla proposta avanza dal gruppo Carcere-città e avvallata dal sindaco Pighi.

“Condivido la proposta avanzata dal gruppo Carcere-città, che nei giorni scorsi mi ha scritto per sostenere un progetto di trasformazione del Cie di Modena in struttura di lavoro al servizio del carcere e dei detenuti del Sant’Anna. A mio parere si tratta di una proposta seria, giustamente rilanciata dal sindaco Pighi e in linea con le indicazioni della garante dei detenuti Desi Bruno: per questa ragione non solo esprimo la mia condivisione, ma mi impegno ad approfondirla con i soggetti interessati, a verificarne la fattibilità col Governo e a sostenerne le ragioni in Parlamento. Annuncio fin d’ora che interrogherò il Ministro competente circa questa possibilità. Il Cie ha esaurito la sua funzione, dimostrandosi uno strumento tanto inefficace quanto ingiusto. Per di più inutilmente costoso. E’ necessario e urgente un cambiamento normativo importante in materia di immigrazione, ingresso ed espulsione, cui deve corrispondere una trasformazione degli strumenti e delle strutture dedicate. L’idea che il vecchio Cie, anche per la contiguità al carcere, possa rigenerarsi in un luogo di formazione, lavoro e riscatto sociale a me pare pienamente condivisibile. Nella giornata di ieri ho sottoscritto una proposta di legge – primo firmatario il collega Ernesto Preziosi – che modifica il nostro ordinamento carcerario per affermare in modo chiaro e inequivocabile come Lavoro e Formazione professionale debbono essere il fondamento del trattamento penitenziario. Non più dunque un’opportunità, subordinata alla reale possibilità delle strutture e dei servizi di implementare spazi e attività a questo scopo: per questa strada, soprattutto nell’attuale, drammatica, condizione di sovraffollamento carcerario e inadeguatezza di strutture e servizi, il lavoro e la formazione per i detenuti sono divenuti un elemento residuale, un lusso per pochissimi potremmo dire. Io credo invece che lavoro e formazione siano la strada prioritaria per il recupero sociale del detenuto e il suo reale e proficuo reinserimento nella vita sociale, in ossequio al dettato costituzionale. Per questa ragione anche la pena e la sua applicazione deve essere concretamente adeguata a questa prioritaria esigenza, favorendo il lavoro dentro e fuori i penitenziari. E le imprese che assumono detenuti ed ex detenuti, o che affidano a progetti che li coinvolgono commesse, debbono trovare un più adeguato riconoscimento ed incentivo sia sotto il profilo fiscale che quello contributivo. Se il nostro obiettivo è quello di creare sicurezza e coesione sociale, allora non ci possono essere esitazioni: pena e carcere debbono necessariamente contemplare al primo posto il reinserimento sociale attraverso il lavoro e la formazione necessaria per svolgerlo”.

 

 

 

















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