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Scandiano, case in comodato d’uso: ecco perché nulla è risolto

Le ragioni che hanno spinto il comune di Scandiamo a non applicare le agevolazioni sulle abitazioni in comodato d’uso a figli e parenti, poiché la Legge del Governo non ha di fatto previsto la relativa copertura finanziaria.

Con l’art. 13 del decreto legge 201 del 2011, il governo Monti abrogò la potestà regolamentare dei comuni in materia d’imposta comunale sugli immobili, nella parte in cui consentiva alle amministrazioni comunali di considerare abitazioni principali, con conseguente applicazione dell’aliquota ridotta o della detrazione, i fabbricati concessi in comodato d’uso gratuito a parenti in linea retta o collaterale, stabilendo il grado di parentela.

Questa norma ha posto fine ad trattamento di favore applicato da lungo tempo a Scandiano che riconosceva l’assimilazione della aliquota a quella della prima casa per le abitazioni e gli alloggi concessi in comodato gratuito dai genitori ai figli e viceversa.

La fattispecie interessa moltissime famiglie scandianesi, tanto che il sindaco Alessio Mammi scrisse allora agli interessati per spiegare la situazione e provvide ad organizzare, con l’appoggio delle associazioni dei consumatori, pubblici incontri per illustrare la norma e dare una corretta informazione sulle teoriche alternative, quali la costituzione di usufrutto.

Il governo Letta ha poi introdotto il decreto 102/2013, lasciando intendere di ripristinare almeno in parte l’agevolazione. Tutto risolto dunque? Non proprio. In realtà nel decreto è prevista la copertura del minor gettito per i comuni con uno stanziamento “nella misura massima complessiva di 18,5 milioni di euro per l’anno 2013”.

Questa cifra deriva da una stima del Dipartimento delle Finanze il quale, in risposta ad un’interrogazione parlamentare stima “un minor gettito per i comuni di circa 37 milioni di euro…”.

Pertanto la cifra di 18,5 milioni stanziata dal ministero per una sola rata, corrispondente alla metà della cifra, dovrebbe in teoria essere sufficiente a coprire il mancato gettito a livello nazionale.

Ma da dove derivano queste stime? Sin dalla prima lettura infatti paiono decisamente poco credibili. “Se l’IMU sulla prima casa produce un gettito di oltre 4 miliardi di euro, possibile che le case in comodato gratuito ai parenti rappresentino solo 37 milioni, cioè lo 0,9%? – ha evidenziato il vice sindaco di Scandiano Gian Luca Manelli – Il dato di Scandiano da solo rende evidente la sottostima: ed è per questa ragione che non siamo nelle condizioni di poter applicare questo decreto con le relative agevolazioni agli scandianesi. Le abitazioni in questione nel nostro comune sono oltre 1000, e hanno prodotto un gettito nel 2012 di oltre 1 milione di euro. Se Scandiano produce 1 milione di euro, com’è pensabile che gli altri 8000 comuni d’Italia producano solo 36 milioni di euro? Possibile che Scandiano, secondo la stima del Mnistero, rappresenti il 3% di tutte le abitazioni in comodato gratuito del paese? Considerate che la popolazione di Scandiano non arriva allo 0,04% della popolazione totale. Un po’ di confronti con altri comuni e referenti istituzionali evidenzia quello che appariva intuitivamente da subito. La copertura non può che essere parziale. Ma quanto parziale, e come verrebbe distribuito il pro quota? A fronte di una perdita di gettito, per una sola rata, di oltre 500mila euro, se questi denari venissero ripartiti con il criterio della popolazione, Scandiano avrebbe rischiato di ricevere un rimborso di meno di 30mila euro. Pertanto l’unica alternativa sarebbe prevedere la copertura in bilancio dell’intera operazione. Alla fine dell’esercizio non è però possibile trovare 500mila euro di parte corrente, a meno di non attuare l’improponibile facoltà di aumentare l’IMU alle imprese ed alle seconde case per pagare l’agevolazione. Pertanto una volta illustrata la situazione anche in commissione consiliare, non è rimasto altro che prendere atto che il comune non è in grado di applicare l’agevolazione per l’eccessiva onerosità ed indeterminatezza. Come a Scandiano, la scelta è stata generalmente condivisa dagli altri comuni della provincia di Reggio Emilia”.

 

















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