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Fiesa Modena: “Farmer markets ed hobbisti agevolati. Commercio tradizionale penalizzato”

Mariani_Daniele_2Oltre un miliardo e mezzo di fatturato, con una perdita di gettito per il fisco di quasi 500 milioni di euro. Sono i numeri della distorsione della concorrenza nel commercio favorita dalle norme dello Stato rilevata da un’analisi da Confesercenti Italia. “Si tratta di attività economiche come farmer markets, mercatini hobbistici, etc. ben presenti anche sul territorio modenese – fa notare Daniele Mariani presidente di Fiesa-Confesercenti Modena, nonché presidente nazionale di Assofrutteria – in cui si muovono soggetti , o sarebbe meglio dire imprese vere e proprie che non seguono le regole valide per il commercio tradizionale, sia in sede fissa che ambulante. E che godono oltretutto di agevolazioni improprie, sul piano normativo, burocratico e fiscale: meno oneri, agevolazioni di vario tipo, meno costi in avvio di attività. Favorendo in questo modo una forma di vera e propria concorrenza sleale che distorce il mercato, mettendo in seria difficoltà in un momento di crisi oltretutto come quello attuale le piccole e medie imprese tradizionali”.

Sono infatti diversi i soggetti che godono di facilitazioni e che anche nella realtà modenese – citta e provincia – trovano ormai riscontro con scadenza settimanale. 1) Mercatini dell’usato: in virtù dell’occasionalità dell’evento, i partecipanti non sono tenuti all’obbligo di apertura della partita Iva e conseguentemente non devono rilasciare scontrino o qualsiasi altro tipo di certificazione fiscale. 2) Farmer Markets: si tratta di mercati in cui gli agricoltori – imprenditori agricoli che dovrebbero commercializzare solo prodotti provenienti dalla propria azienda – possono vendere direttamente al pubblico. Esenti però dagli obblighi previsti per il commercio al dettaglio in generale, tra cui il rilascio di scontrino, e sono agevolati dall’applicazione di regimi Iva speciali. 3) Sagre, feste e vendite di fiori durante alcune ricorrenze: ricadono sotto un regime agevolato. Dal punto di vista fiscale, i proventi generati non concorrono alla formazione di reddito imponibile, né ai fini Iva né per quanto riguarda le imposte sui redditi.

“Un giro d’affari – tiene ad evidenziare Mariani – che genera 1,550 miliardi di euro. Secondo le stime di Confesercenti, infatti, in Italia ci sono circa 40mila mercatini occasionali dell’antiquariato, dell’usato e dell’hobbistica, sagre e fiere locali, per un fatturato di circa 1,1 miliardi di euro; a questi si aggiungono i 450 milioni di euro legati ai circa 1.100 farmer markets presenti nel Paese e dalle aziende agricole che effettuano vendita permanente. Attività, a nostro giudizio dagli effetti illegali e negativi specie sulle nostre categorie e sul commercio in generale. Riteniamo che tutte queste forme di attività non abbiano ragione di esistere in quanto tutto ciò che è commercio su area pubblica, non può essere soggetto a due pesi e due misure. Da parte nostra non mancheremo di denunciare questo fenomeno oltre che sollecitare controlli mirati e ad invitare i comuni ad impedire il proliferare di queste iniziative. Ne va a vantaggio della salvaguardia delle nostre imprese e soprattutto del futuro stesso del commercio”, conclude il presidente di Fiesa-Confesercenti Modena.

 

















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