“E’ normale prassi ordinare con un tratto di penna e con una delibera della giunta regionale la cancellazione di un servizio di chirurgia di eccellenza come quello dell’ospedale di Sassuolo, tra l’altro non prevista dal PAL della provincia di Modena? E’ normale che avvenga senza un preliminare confronto con gli enti locali di riferimento? E’ normale che non sia stata fornita alcuna comunicazione al riguardo? E’ normale che la firma autentica di migliaia di cittadini che chiedono chiarezza e garanzie sul mantenimento di un servizio sanitario sul proprio territorio siano considerate carta straccia dal Presidente della Provincia nonché Co-Presidente della conferenza sanitaria provinciale? E’ normale che L’Ausl, che paga ogni anno decine di migliaia di euro per mantenere un proprio ufficio di comunicazione, ammetta un deficit di comunicazione proprio rispetto ad una decisione fondamentale come quella relativa al trasferimento di un servizio di chirurgia di uno dei tre ospedali più importanti della provincia? E’ normale che tale decisione sia stata assunta, come è emerso dalla conferenza sanitaria provinciale, attraverso paramenti numerici e quantitativi stabiliti dalla Regione che non sembrano contemplare elementi qualitativi? E’ normale che non siano state fornite considerazioni e previsioni rispetto alle conseguenze del trasferimento del servizio di chirurgia senologica dall’ospedale di Sassuolo al Policlinico di Modena e soprattutto senza offrire alcuna garanzia rispetto al mantenimento degli standard di qualità oggettivi antecedenti al trasferimento anche rispetto ai tempi di attesa degli interventi?
Sono alcune delle domande messe nero su bianco nella seconda interrogazione presentata alla giunta regionale dal Consigliere regionale Andrea Leoni all’indomani della conferenza sanitaria provinciale sul previsto trasferimento del servizio di chirurgia del seno dall’ospedale di Sassuolo al Policlinico di Modena.
“La conferenza sanitaria provinciale di mercoledì scorso ha fatto emergere un quadro desolante sia nel merito delle decisioni ma anche al metodo con cui queste sono state rese esecutive. Un metodo che assume il volto di un’arrogante imposizione che non contempla alcun ascolto, né confronto, né comunicazione, sia sul piano pubblico che istituzionale. Se è questa la prassi della Regione Emilia Romagna lo si ammetta. Una cosa del genere rappresenta una ferita per le istituzioni oltreché un’offesa per le comunità direttamente coinvolte. E’ per questo che chiediamo con forza un passo indietro da parte della Regione. Credo che dovrebbe essere questa la posizione che tutti i comuni coinvolti nella conferenza, e non solo Sassuolo, dovrebbero assumere. Congelare la decisione e aprire un tavolo confronto con gli enti locali, prima di assumere una decisione di questa importanza, sarebbe un segnale importante che farebbe soltanto onore alle istituzioni”.