Continua, senza tregua, la chiusura di negozi, bar,alberghi, ristoranti, edicole, distributori, nella nostra regione. La fotografia dell’Osservatorio Confesercenti è impietosa: rappresenta le nostre città sempre meno vitali economicamente e sempre più povere di negozi e servizi. Nei primi dieci mesi del 2013 in Emilia Romagna si registrano 4.783 chiusure per un saldo negativo, tra iscrizioni e cessazioni, di 1.538 le attività: 941 quelle del commercio al dettaglio, 458 le attività di alloggio e ristorazione, e 139 quelle ambulanti.
In particolare nel settore bar, tra iscrizioni e cancellazioni, sono 164 quelli che hanno chiuso i battenti, mentre nei ristoranti il saldo negativo e di 201 attività.
Anche i negozi di tessile, abbigliamento e calzature registrano un -319 nei primi dieci mesi del 2013. Diminuiscono inoltre i distributori di benzina: 94 in meno in dieci mesi.
Analogamente le edicole sono in affanno: i negozi che vendono giornali, riviste e periodici, registrano 64 attività in meno in 10 mesi.
Continuano ad aumentare invece le imprese che operano nel commercio via internet che hanno raggiunto le mille unità in regione, con un saldo positivo di 79 aperture in dieci mesi.
“I dati dell’Osservatorio confermano il trend sfavorevole del nostro settore – sottolinea il direttore della Confesercenti E.R. Stefano Bollettinari – ma noi non ci stiamo a restare spettatori inerti di fronte alle saracinesche che chiudono. Chiediamo da tempo azioni concrete, prima che si arrivi ad un punto di non ritorno. E’ necessaria una politica economica nazionale volta a sostenere i consumi e misure per le le PMI in difficoltà che vanno particolarmente aiutate in questo momento e non soffocate da continue tasse, balzelli, burocrazia e stretta del credito”.
“Per il presidente di Confesercenti E.R. Roberto Manzoni sono le PMI che hanno fatto ricca l’Italia e solo dal sostegno di queste può ripartire la ripresa economica. I dati dell’Osservatorio evidenziano come il momento depressivo non sembra essere contenuto da reali interventi strutturali necessari a non far cadere questo paese nella depressione. Da tempo avanziamo proposte, per lo più inascoltate, per uscire dalla crisi del settore: riduzione del cuneo fiscale, equità nelle tasse, politiche di ampio respiro che, insieme al rigore dei bilanci, sappia coniugare gli investimenti per la ripresa”.