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Fusione comuni: domenica 6 ottobre quattro referendum consultivi nelle province di Parma, Reggio, Ferrara e Rimini

Domenica 6 ottobre urne aperte in 11 comuni dell’Emilia-Romagna, dove circa 31 mila cittadini potranno votare ai rispettivi referendum consultivi sui 4 nuovi progetti di fusione di Comuni avviati in Emilia-Romagna, rispettivamente nelle province di Ferrara, Rimini, Reggio Emilia e Parma.

Le quattro fusioni prospettate – oggetto di altrettanti progetti di legge della Giunta regionale e già approdati in Assemblea legislativa, dove l’iter è stato sospeso in seguito all’indizione dei referendum consultivi nei territori interessati – sono quelle dei Comuni di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia nel ferrarese, Torriana e Poggio Berni nel riminese, Sissa e Trecasali nel parmense, Toano e Villa Minozzo nell’Appennino reggiano. Tutti hanno meno di 5 mila abitanti.

I cittadini che si recheranno al voto domenica 6 ottobre troveranno una scheda dove potranno dirsi favorevoli o contrari alla fusione dei loro Comuni. Inoltre, in una seconda scheda potranno scegliere tra una rosa di nomi quello che preferiscono per l’eventuale nuovo Comune unico: fa eccezione al secondo quesito la fusione nel reggiano, dove il nome dell’eventuale Comune unico è già stato indicato dai Consigli comunali di Toano e Villa Minozzo: si tratterebbe di “Trevalli”.

Questi, invece, i nomi proposti negli altri tre progetti di fusione:

• “Terre di Fiscaglia”, “Riva del Volano”, “Riviera del Volano”, “Terredimezzo”, “Fiscaglia” per ciò che riguarda l’eventuale fusione di Migliaro, Migliarino e Massa Fiscaglia;

• “Terre del Basso Taro”, “Sissa Trecasali”, “Sissa e Trecasali”, “Trecasali Sissa”, “Trecasali e Sissa” per Sissa e Trecasali;

• “Poggio Torriana”, “Torriana Poggio Berni”, “Torriana del Poggio”, “Poggiotorriana sul Marecchia” per Torriana e Poggio Berni.

I risultati dei referendum (di carattere consultivo e validi indipendentemente dal numero dei partecipanti) saranno quindi vagliati dall’Assemblea legislativa, dove ripartirà l’esame dei progetti di legge di fusione, che dovrà poi decidere se approvarli o meno entro 60 giorni dalla pubblicazione degli esiti delle consultazioni referendarie sul Bollettino ufficiale della Regione Emilia-Romagna.

 
















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