“Il Comune ha già intrapreso iniziative per sensibilizzare le autorità nazionali e regionali competenti a intervenire sulle norme tenendo in considerazione le ragioni degli edicolanti, non può però, nel frattempo, bloccare eventuali nuove autorizzazioni – negli ultimi otto mesi non ne sono state date – o intraprendere iniziative che limitino la libertà d’impresa in quanto comportamenti illegali”.
E’ la risposta che l’assessore a Sviluppo economico e lavoro del Comune di Modena Stefano Prampolini ha fornito nella seduta del Consiglio comunale di oggi, giovedì 26 settembre, all’interrogazione, trasformata in interpellanza, dei consiglieri Federico Ricci di Sel e Stefano Rimini del Pd. I consiglieri hanno chiesto, in particolare, i tempi e le modalità con le quali l’Amministrazione intende dare riscontro all’esposto che lo scorso 18 giugno i segretari del Si.Na.G.I. Modena (sindacato nazionale giornalai d’Italia, affiliato Slc-Cgil) hanno trasmesso per posta elettronica certificata al sindaco. L’esposto documenta difformità riscontrate rispetto alla legge sull’editoria 170/2001 presso i punti vendita della grande distribuzione e chiede l’intervento delle autorità locali competenti. Il sindacato, nel mese di luglio, ha inoltre consegnato in Comune 5.049 firme di cittadini residenti nel territorio comunale a sostegno dell’appello “contro la liberalizzazione selvaggia della vendita di giornali e riviste nella grande distribuzione organizzata, per chiedere alle amministrazioni locali di sospendere le autorizzazioni in attesa di una legge nazionale che regolamenti il settore e protegga la libertà d’informazione garantita dalla Costituzione e attuata dalla rete di vendita capillare delle edicole”. Illustrando l’interrogazione, Ricci ha inoltre domandato “come si intende garantire il rispetto in ogni luogo di vendita delle condizioni di pari trattamento”.
Su questo aspetto, l’assessore Prampolini ha evidenziato che “la legge attuale consente alla grande distribuzione di porre in vendita determinate tipologie di quotidiani e periodici, assicurando parità di trattamento nell’ambito delle tipologie poste in vendita. E’ evidente – ha precisato – che la categorizzazione in diverse tipologie non risponde a schemi normativi, ma è rimessa a concetti tipologici di tipo mercantile, per cui la grande distribuzione ha la possibilità di porre in vendita pochi titoli, che di solito rispondono a grandi gruppi editoriali. E per questo minore numero di testate poste in vendita, lo spazio è evidentemente adeguato anche quando è minore rispetto a quello delle rivendite esclusive. Comprendiamo l’evidente discrasia con le norme molto più cogenti che riguardano le rivendite esclusive di giornali – ha concluso l’assessore – ma questo è un dato normativo e fino a quando non sarà sostituito da nuove norme occorre rispettarlo”.
Sergio Celloni di Mpa ha espresso perplessità sul fatto che l’Amministrazione non possa intervenire e ha parlato di “monopoli politici, economici e commerciali della grande distribuzione, cui vengono garantite numerose agevolazioni, che mettono in crisi la libera iniziativa”. Sandro Bellei (Pdl) si è detto favorevole all’aumento di punti vendita “che significano più vendite e Modena ne ha bisogno visto che è all’ultimo o penultimo posto in regione per vendita di quotidiani, mentre risulta ai primi posti per vendita di rotocalchi”. Gian Carlo Pellacani dell’Udc ha evidenziato le difficoltà che nel Paese incontrano ogni volta le liberalizzazioni: “Quella che va garantita è la libertà di espressione sui giornali – ha aggiunto – che però sono pur sempre dei prodotti. Credo ci debba essere un adattamento ai cambiamenti da parte della categoria”. Per il Pd, Stefano Rimini ha precisato che “l’informazione non va trattata come un prodotto commerciale: la possibilità di avere informazione libera e completa – ha affermato – è un diritto di tutti i cittadini e va garantita per legge. E’ una battaglia su cui il Comune può e deve stare al fianco degli edicolanti”. Il capogruppo Paolo Trande ha riconosciuto il ruolo di “presidio sociale” delle edicole, ma ha domandato se “la possibilità di leggere i giornali nei bar non sia più impattante rispetto alla vendita nella grande distribuzione. Se c’è stato un calo nelle vendite – ha aggiunto – mi sembra difficile attribuirlo alla liberalizzazione”.
Nella replica, Ricci ha ricordato “l’ambiguità tra la normativa di settore e quella della liberalizzazione: la prima prevede si debbano mettere in vendita tutte le testate allo stesso modo”. Il consigliere ha poi evidenziato come “l’aumento di punti vendita potrebbe portare alla chiusura di attività preesistenti”.
In conclusione, l’assessore Prampolini ha ribadito che “occorre continuare la battaglia affinché le edicole garantiscano una pluralità di voci: non si tratta di bloccare le liberalizzazioni, ma di avere parità di trattamento sulle tipologie poste in vendita. Vogliamo dialogare sempre più con la categoria degli edicolanti per trovare soluzioni al problema e rinnovare la vocazione a servizi per la città di questa importante rete che abbiamo e che dobbiamo cercare di mantenere”.