Una strategia di marketing della droga studiata per velocizzare i tempi di consegna e per evitare di essere intercettati? E’ un ipotesi al vaglio dei Carabinieri del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Emilia che hanno scoperto un’attività di spaccio multimediale. I Carabinieri ritengono che il pusher arrestato sabato mattina spacciava usando WhatsApp Messenger, l’app di messaggistica mobile multi-piattaforma che consente di scambiarsi messaggi coi propri contatti. A confermarlo i contenuti di messaggi di testo equivoci ora sotto l’esame dei militari. Nelle more che le indagini facciano piena luce “sull’e-spaccio” con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti i Carabinieri del Nucleo Investigativo hanno arrestato un 35enne napoletano residente a Reggio Emilia. A lui i Carabinieri hanno sequestrato una dozzina di grammi di marijuana suddivisa in dosi, 900 euro in contanti provento dello spaccio, importanti appunti contabili ricondotti all’illecita attività con nomi associati a cifre e quantitativi di droga ceduti nonché un iphone S4 con l’applicativo whatsApp contenente numerosi messaggi ricondotti allo spaccio. Il blitz dei carabinieri sabato mattina quando nel corso di una perquisizione domiciliare i Carabinieri procedevano al sequestro di una dozzina di grammi di marijuana suddivisa in dosi i parte consegnata spontaneamente dal diretto interessato e in parte rinvenuta nel corso della perquisizione. Durante l’attività di ricerca compiuta giungevano sul IPhone 4S del 35enne messaggi di natura ambigua tramite l’applicativo whatsAppp che esaminato dai Carabinieri risultava contenerne altri ora al vaglio. Un primo importante elemento che ha fatto ricondurre la detenzione ai fini di spaccio poi supportata oltreché dalla suddivisione delle dosi pronte allo spaccio dal rinvenimento dei predetti appunti contabili. Per il pusher multimediale scattavano quindi le manette in ordine al reato di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. Questa mattina comparirà davanti al Tribunale di Reggio Emilia per rispondere delle accuse a lui contestate.
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