(In riferimento all’articolo: http://www.magazine.unibo.it/RassegnaStampa/1ZI4/1ZI4HN.pdf)
Non è la prima volta che portiamo l’esempio della Scuola di Farmacia, che dopo aver introdotto il numero chiuso, con il pretesto della mancanza di strutture, da due anni viene penalizzata in termini di attribuzione di nuove risorse. Ora un altro un colpo basso le deriva dall’ateneo, che tanto ancora difende il numero chiuso. Infatti l’area Gobetti-Navile non accoglierà più la Scuola di Farmacia, contrariamente al progetto originario dell’Alma Mater.
In questi giorni in cui si parla tanto di come interpretare il nuovo decreto sull’accesso all’università, chiediamo che qualcuno apra gli occhi sul fatto che l’unico problema dell’università, fonte di tutti gli altri problemi, è questo numero chiuso, che nel caso di Farmacia sta congelando le risorse e ne sta escludendo l’ampliamento.
Chi ritiene che l’introduzione del numero chiuso sia la condizione necessaria per permettere alle attuali Scuole di erogare didattica e servizi funzionali al numero di studenti, si sbaglia: quello che stiamo ottenendo è un ripiegamento delle Scuole verso se stesse, una stasi, nessuna gestione consapevole delle strutture, nessun orientamento degli studenti e nessun miglioramento della qualità della didattica.
Il Sindacato degli Universitari UDU Bologna chiede di ripensare il numero chiuso e pone una domanda proprio alla Scuola di Farmacia: sostiene ancora con la stessa forza di due anni fa il numero chiuso e, se si potesse tornare indietro, lo introdurrebbe nuovamente?
Chiediamo infine al Rettore Dionigi, visto questo episodio e visto il precedente del lotto ‘D’ nell’area Lazzaretto, di chiarirsi le idee sul piano edilizio dell’ateneo.
(Francesca Spinosi – Portavoce del Sindacato degli Universitari di Bologna)