In preparazione della manifestazione nazionale di Cgil, Cisl e Uil del 22 giugno a Roma a difesa del lavoro e per lo sviluppo, i sindacati dei pensionati Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uil Pensionati dell’Emilia-Romagna convocano i propri direttivi regionali per lunedì 10 giugno 2013 (ore 10-13.30) presso l’hotel I Portici di Bologna (via Indipendenza 69). All’incontro partecipano inoltre Maria Cecilia Guerra, viceministro a Lavoro e Politiche sociali e Carla Cantone, segretario generale nazionale dello Spi-Cgil.
“Sentiamo nostra e condividiamo appieno la battaglia per il lavoro al centro del documento unitario, senza però dimenticare due emergenze: la povertà e l’invecchiamento, rese drammatiche dai tagli al welfare, con la riduzione dei finanziamenti al sociale da 211 miliardi e 400 milioni di euro del 2012 a 360 milioni nel 2013” affermano i segretari generali regionali Maurizio Fabbri di Spi-Cgil, Loris Cavalletti di Fnp-Cisl e Rosanna Benazzi di Uil Pensionati”.
La povertà investe gli anziani in particolare e la famiglia in generale, ormai considerata “altra malata grave”. Infatti, sempre più italiani acquistano ai discount, aumentano gli sfratti per morosità, crescono le sofferenze bancarie, le famiglie si indebitano (nel 2011 il 14 per cento) e si riducono i consumi e i risparmi. Negli ultimi 6 anni le persone che sperimentano la povertà assoluta sono aumentate del 39 per cento, passando dal 4,1 al 5,7 per cento sul totale della popolazione (dati Istat).
In Emilia-Romagna, l’8,3 per cento (363.116 persone) dei residenti è considerato povero, avendo un reddito inferiore alla cosiddetta “soglia di povertà” (491,23 euro mensili), cui si aggiungono il 3,7 per cento (163.491) in condizioni di estrema povertà e il 14,3 per cento (626.384) a rischio povertà.
“La povertà non è solo mancanza di soldi, è mancanza di servizi, di aiuti, di rapporti”, osservano i tre sindacalisti dei pensionati, ricordando che la spesa pubblica media contro la povertà nell’Europa a 15 è pari allo 0,4 per cento del Pil, mentre in Italia è allo 0,1 per cento (dati Eurostat). I servizi residenziali anziani in Italia sono lo 0,55 per cento del Pil, in Europa lo 0,89%.
Tra i fattori che più danno la percezione dell’aumento della povertà, c’è la casa, “una emergenza nazionale”. In Italia lo 0,1 per cento della spesa sociale è per il diritto alla casa contro il 2 per cento della media Ue a 27, mentre è stato tagliato del 95 per cento in 10 anni il fondo che sostiene l’affitto (passato da 360 milioni di euro a 9,8 milioni). Tra gli sfrattati il 38 per cento sono anziani, che per lo più vivono soli.
Circa l’invecchiamento, in Emilia-Romagna nell’ultimo anno gli over 65enni sono cresciuti di 17.605 unità (+1,8 per cento), pari al 22,5 per cento della popolazione totale. Tra questi gli over 80 sono 314.652 persone, pari al 7,2 per cento del totale. Le donne ultra 65enni sono il 57,6 per cento, che diventano il 65 per cento tra gli ultra 80enni. Le previsioni indicano che tra 20 anni un terzo degli anziani residenti in regione avrà più di 80 anni, pari ad un terzo della popolazione attuale.
Da qui l’impegno di Fabbri, Cavalletti, Benazzi perché a livello regionale si consolidi l’attuale livello di welfare raggiunto nella sanità e nel sociale; si riaffermi il ruolo della Pubblica amministrazione nella programmazione e nel governo delle politiche socio-sanitarie e assistenziali attraverso i piani di zona; si valorizzi il volontariato, in un ruolo di sussidiarietà, nella realizzazione di una società coesa; si approfondisca e ripensi un nuovo modello di welfare domiciliare, comprensivo anche delle assistenti domiciliari (123mila in regione), in grado di rispondere positivamente ed in tempo reale ai bisogni delle persone disabili e non autosufficienti.
A livello nazionale, Spi, Cisl e Uil Pensionati sollecitano la definizione dei livelli minimi essenziali di assistenza anche per il sociale (Liveas), la conferma del sistema di compartecipazione alle spese basato su equità e progressività e l’approvazione della legge nazionale sulla non autosufficienza con il relativo finanziamento, che permetta a Regioni e Comuni di strutturare un serio sistema di assistenza alle migliaia di persone anziane “che oggi sono per lo più costrette ad arrangiarsi, a totale carico delle famiglie”.
“I sindacati dei pensionati chiedono un provvedimento urgente che ripristini, almeno per la seconda metà dell’anno, l’indicizzazione delle pensioni, bloccata da un odioso e ingiusto provvedimento del Governo Monti per tutte le pensioni superiori ai 1.000 euro netti al mese – aggiungono Fabbri, Cavalletti e Benazzi –. Insieme a questa misura occorre rivedere il meccanismo di perequazione delle pensioni che, così com’è attualmente previsto, non garantisce la tenuta del potere d’acquisto rispetto all’inflazione e che sta determinando il progressivo impoverimento di un numero fortemente crescente di pensionati e pensionate”.