Lo straordinario significato politico del referendum sulla scuola a Bologna, con la vittoria dell’opzione A che crediamo sia doveroso applicare da parte delle istituzioni bolognesi come ha riconosciuto anche Romano Prodi, suggerisce spunti di riflessione anche per altre realtà territoriali, compresa Modena, e per l’intera nazione.
Spunti di riflessione di metodo e di merito; di metodo perché 85.000 persone che si mobilitano e che votano, per la maggior parte, in contrasto con le indicazioni dei maggiori partiti e dei poteri forti locali (schierati a sostegno dell’opzione B), ci dicono che la voglia di partecipazione dei cittadini attivi deve trovare adeguato spazio mediante un’integrazione degli istituti della democrazia diretta con quelli della democrazia rappresentativa. E questo vale anche per Modena e per i Comuni della provincia, lì dove questi strumenti pure esistono ma si fa fatica ad azionarli, spesso per colpa di regolamenti complicati o inesistenti.
Di merito, perché la scuola pubblica, pur mortificata e offesa da anni di contro-riforme, continua a essere un patrimonio della memoria e del futuro del nostro Paese; pubblica perché inclusiva, laica, democratica, aperta alle differenze della società. In questa direzione, la riflessione deve svilupparsi da un punto politico ineludibile: nella stagione di tagli ai bilanci pubblici degli ultimi anni, i finanziamenti sono calati per la scuola pubblica e non per la privata.
Questo vale per Bologna, ma anche per Modena e per l’intero Paese.
Occorre cambiare rotta e per fare questo l’iniziativa deve avere un respiro nazionale.
Una delle lezioni che ci consegna questo referendum è che la sinistra, quel moto autentico che fa del bene pubblico il centro della vita politica, è ancora ben viva nel nostro Paese, come già avevano dimostrato i referendum sui beni comuni del 2011.
Bologna con il suo voto parla all’Italia, a Modena, ma questo non vuol dire che sia necessario ripetere automaticamente e ovunque l’esperienza referendaria del capoluogo emiliano giacché bisogna considerare le peculiarità di ciascun luogo, bensì che la politica, e soprattutto il centrosinistra che governa i nostri Comuni, avvii immediatamente una revisione critica dell’approccio culturale generale che ha finora dominato in tema di scuola e di servizi pubblici la sua componente maggioritaria.
Ovvero riaffermare l’obiettivo della massima copertura della domanda da parte del pubblico, con conseguente riallocazione delle risorse impiegate e impiegabili, rivedendo il rapporto con il privato, non per mortificarlo ma per rimettere ciascuno al proprio posto.
(Sinistra Ecologia Libertà Modena: Giuseppe Morrone, Coordinatore Federale – Cristian Favarin, Coordinatore Cittadino)