La Pianura padana sta “ribollendo”. Lo ha segnalato il consigliere Giovanni Favia (Misto), presentando in Aula un’interrogazione a risposta immediata in cui ha evidenziato alcuni fenomeni, come fuoriuscite di gas dal terreno, che si sarebbero verificati nei territori delle province di Mantova, Reggio Emilia e Ferrara subito prima e dopo gli eventi sismici del 2012.
Nel sottosuolo di San Giovanni del Dosso (Mantova), a poche centinaia di metri dal confine con il territorio di Mirandola (Modena), per esempio, sarebbero stati percepiti, dal 16 maggio scorso, rumori nel sottosuolo, fenomeno – ha spiegato Favia – poi confermato dai tecnici della Protezione civile della Regione Lombardia, che avrebbero avvertito il Servizio geologico della Regione Emilia-Romagna. Da alcune settimane, poi, dopo un’“abbondante fuoriuscita di metano e liquidi da alcuni terreni nei comuni di Copparo e di Serravalle (Ferrara)”, si sarebbero verificate “anomale fuoriuscite di gas con vulcanetti di terriccio”, “nonché anomale presenze di gas nei pozzi artesiani” in alcune zone di Mirabello, sempre nel ferrarese, area dove sarebbero state segnalati altri fenomeni, come geyser e crepe nel terreno con fuoriuscite di gas.
Così nella zona tra i comuni di Campagnola Emilia e Fabbrico, nel reggiano, si sarebbero riattivati, sempre a parere di Favia, “alcuni vulcanetti con emissioni gassose e fangose” apparsi nelle settimane precedenti agli eventi sismici dell’anno scorso.
Nel luglio 2012, ha evidenziato inoltre il consigliere, i sindaci dell’Unione pianura reggiana (Campagnola Emilia, Correggio, Fabbrico, Rio Saliceto, Rolo e San Martino in Rio) avrebbero scritto al ministero dello Sviluppo economico e all’Ufficio nazionale minerario per gli idrocarburi e le georisorse per sapere se le indagini di prospezione geofisica autorizzate in altri comuni, tra cui Quattro Castella, San Polo e Canossa, si sarebbero potute estendere anche ai loro territori. Nel maggio 2013, poi, una società titolare dell’istanza di permesso di ricerca “Reno-Centese”, di 646 chilometri quadrati, avrebbe presentato domanda al ministero dell’Ambiente per individuare la presenza di idrocarburi nel sottosuolo compreso tra i comuni di Finale Emilia, Medolla, Mirandola, Camposanto, Ravarino, Bomporto e San Felice sul Panaro, quindi una zona “coincidente con il ‘cratere’ del terremoto del 2012”.
Favia ha quindi evidenziato che la Commissione tecnico-scientifica internazionale istituita per indagare sul possibile rapporto tra terremoto e fracking, la tecnica per estrarre lo “shale gas”, non si sarebbe ancora pronunciata, visto anche che la sua prima seduta prevista per il 4 aprile 2013, non si sarebbe potuta svolgere per le “dimissioni improvvise del presidente e successivamente di un altro componente”.
Tra l’altro, il consigliere ha posto anche dei dubbi sulla stessa “autorevolezza del futuro pronunciamento della Commissione”, visto “l’evidente conflitto di interessi che ricade sul nuovo presidente nominato, sostenitore aperto della tecnica del fracking, sia pure praticato attraverso tecniche innovative, attentamente monitorate e sicure”.
Favia ha quindi chiesto alla Giunta se sia a conoscenza dei fenomeni registrati sul territorio, se siano stati monitorati e con quali esiti, se ritenga sicure eventuali attività che riguardino il sottosuolo regionale e se non consideri utile l’applicazione del principio di precauzione, con la sospensione delle attività in particolare nelle aree colpite dal sisma del 2012.
ASSESSORE GAZZOLO: SI SOSPENDERANNO DECISIONI SU NUOVI PROGETTI RICERCA IDROCARBURI
Nel rispetto del principio di precauzione, la Regione, condividendo la posizione espressa dalle comunità locali, sospenderà qualsiasi decisione su tutti i nuovi progetti di ricerca idrocarburi che riguardino i territori colpiti dal sisma del 2012, finchè non sarà noto l’esito della Commissione tecnico-scientifica appositamente istituita.
Lo ha dichiarato l’assessore alla Difesa del suolo, Paola Gazzolo, evidenziando che la Giunta è a conoscenza delle fuoriuscite di idrocarburi che si manifestano in superficie nella bassa pianura ferrarese e dei rumori avvertiti nel sottosuolo del comune di San Giovanni in Dosso, nel mantovano, tant’è che il Servizio geologico sismico e del suolo ha già preso contatti con la locale amministrazione per effettuare sopralluoghi e si è attivato per i necessari approfondimenti e monitoraggi con la Provincia e l’Università di Ferrara e con l’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
Nei prossimi giorni – ha poi assicurato Gazzolo – saranno realizzati controlli sulla qualità delle acque, sulla presenza di gas nel sottosuolo della bassa pianura modenese e ferrarese, dove sono presenti alcuni piezometri installati 4/5 anni fa per lo studio della connessione delle falde della pianura con il Po e sulla qualità geotecnica degli argini del fiume.
La formazione geologica della bassa pianura padana – ha inoltre spiegato l’assessore – è costituita da sedimenti fluviali e palustri, che, con il tempo, danno origine alla formazione di gas metano a piccole profondità, da pochi a 400/500 metri, che sono stati sfruttati nel secolo scorso. Questa presenza di gas a bassa profondità provoca la fuoriuscita naturale, con la formazione dei “vulcanetti” conosciuti fin dai tempi dei romani. Nella prima metà degli anni ’50 del secolo scorso – ha aggiunto – l’Eni realizzò un censimento e la cartografia di tutti i fenomeni naturali di fuoriuscita di gas nella pianura padana.
Per quanto riguarda il permesso di ricerca “Reno-Centese”, il 30 aprile 2012 – ha sottolineato Gazzolo – è stata pubblicata la procedura dell’istanza per il permesso di ricerca idrocarburi sul Buig (Bollettino ufficiale degli idrocarburi e georisorse): l’istanza interessa i comuni della bassa modenese (Finale, Camposanto, Ravarino, Medolla, San Felice, Mirandola e Bomporto) e, il 12 dicembre 2012, l’istanza ha superato l’esame della Commissione per gli idrocarburi (Cirm) con parere favorevole, ma ancora – ha ribadito Freda – “non è stata avviata nessuna procedura di VIA”.
L’assessore ha poi citato il collega Gian Carlo Muzzarelli, che avrebbe dichiarato nei giorni scorsi che: “il contenuto dell’istanza presentata al ministero dello Sviluppo economico consente di escludere che la ricerca sia indirizzata al cosiddetto ‘shale gas’”.
La Regione, poi, “non ha mai dato l’assenso a modalità di ricerca e estrazione di gas diverse da quelle convenzionali, largamente conosciute e sperimentate” e quindi “riconferma la totale contrarietà all’estrazione non convenzionale di questo gas”.
FAVIA: COMMISSIONE TECNICA NON LAVORI “A PORTE CHIUSE”
Favia si è dichiarato “soddisfatto fino a un certo punto” della risposta e ha escluso che i lavori della Commissione tecnica si possano svolgere “a porte chiuse”. Di qui la richiesta che suoi rappresentanti relazionino sui risultati nella competente commissione assembleare. Non si può prendere sottogamba ciò che avviene nel territorio interessato da questi fenomeni, – ha poi detto Favia – sono quindi necessarie approfondite verifiche e il divieto di utilizzare le tecniche di estrazione non convenzionale è “il minimo che si può fare”.