Quello che credevo di aver finalmente lasciato alle spalle, un razzismo greve, esplicito e diffuso, riaffiora in questi giorni complice la determinazione del ministro Kyenge di voler condurre in porto un disegno di legge che riconosca finalmente i diritti di cittadinanza e di voto ai migranti. Una specie di reflusso riaffiora in spregio a quanto è stato raccolto poco più di un anno fa con la campagna “L’Italia sono anch’io”.
Oltre 200.000 firme sono state depositate in parlamento nel marzo del 2012 per sostenere due proposte di legge che sanassero il ritardo tutto italiano sui diritti dei cittadini che nascono, crescono e vivono nel nostro paese.
Reggio Emilia è stata in prima fila in questo sforzo.
La scintilla partita dal libro di Giuseppe Caliceti (“Italiani brava gente” – Feltrinelli) è stata subito raccolta da Graziano Delrio assieme a un numero importante di Associazioni (dall’Arci alla Caritas, dall’UGL alla CGIL) tra il 2010 e il 2012 ha mobilitato centinaia di persone, artisti, enti locali e politici perché si potesse raggiungere quel risultato.
Ignorata dal governo tecnico di Mario Monti, oggi può finalmente diventare realtà.
Le obiezioni, quando va bene capziose, di alcuni componenti dell’attuale maggioranza di governo hanno il sapore di dilazionare ancora una volta un sacrosanto obiettivo.
Mettere nelle condizioni centinaia di migliaia di persone di vivere con dignità in Italia è prioritario quanto il controllo dello spread e il risanamento dei conti pubblici. Non si tratta di automatismi demagogici, ma di scelta di civiltà e di rispetto per le persone che vivono e lavorano nelle nostre città, i cui figli frequentano le nostre scuole.
Non tutti sanno che i bambini nati in Italia devono sottostare ad un lungo iter per vedersi riconosciuta la cittadinanza: basta ascoltare le traversie dalla viva voce dei ragazzi e la preoccupazione delle famiglie per capire che la legge sulla cittadinanza va cambiata.
Vorrei anche sapere cosa ne pensano della volontà di così tante persone i paladini della democrazia diretta. Gli esponenti del MoVimento 5 Stelle che tanto declamano la propria cittadinanza, se la sentono di negarla a chi nasce in Italia? Oppure preferiscono accapigliarsi per la presidenza delle commissioni parlamentari?
In tutto questo, solo perché qualcuno sottolinea come questa grave ingiustizia debba essere sanata, diventa oggetto di strali e insulti razzisti.
L’auspicio è che di nuovo anche Reggio Emilia sappia far sentire la sua voce plurale e oltre a tributare solidarietà al ministro Kyenge per gli insulti ricevuti, sostenga ancora convintamente: “L’Italia sono anch’io”!
(Federico A. Amico, Presidente Arci Reggio Emilia)