Le organizzazioni sindacali apprendono positivamente le iniziative, tanto attese e da esse richieste in tempi non sospetti, tese a intervenire sul commercio pesantemente aggravato dalla deregolamentazione degli orari.
Finalmente la politica, con due recenti iniziative, un disegno di legge proposto da esponenti del PD modenese e una interpellanza al Ministero dello sviluppo economico inoltrata dal Movimento 5 Stelle, decide di affrontare gli effetti disastrosi prodotti dalla scelta a fine 2011 del Governo Monti di rimuovere qualsiasi regola alla gestione degli orari commerciali.
A più di un anno di distanza , infatti, constatiamo perdite di posti di lavoro , calo dei consumi e peggioramento delle condizioni di lavoro.
Posti di lavoro persi per la chiusura di migliaia di piccole e medie imprese che strutturalmente non sono state in grado di reggere la crisi e la contestuale estensione degli orari di apertura. La Grande Distribuzione Organizzata non ha compensato queste perdite.
Disagio e danno verso i consumatori anziani o con problemi di mobilità perché le chiusure si sono concentrate nel cosiddetto commercio di vicinato a favore dei grandi centri commerciali periferici.
Condizioni più gravose per i dipendenti poiché l’incremento degli orari ha avuto come conseguenze l’aumento dei carichi di lavoro e della precarietà per i pochi neo-assunti. Peggioramento delle condizioni di vita riducendo o cancellando ipotesi di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, frattura e malessere tra dipendenti del commercio e le proprie famiglie.
Filcams CGIL, Fisascat CISL e Uiltucs UIL nel tempo hanno promosso e co-partecipato ad iniziative per tenere aperto un dialogo ed un confronto con i soggetti istituzionali, le associazioni datoriali, la Chiesa Cattolica, senza far mancare le sollecitazioni alla politica evidenziando come l’incremento delle aperture,lungi dall’essere la panacea di tutti i mali , fosse sbagliata e dannosa.
La proposta sindacale, sostenuta fin dal 2008 e ritenuta valida base di confronto tra tutti i soggetti locali portando alla sottoscrizione di un accordo presso il Comune di Modena nel novembre 2011 ( purtroppo alla vigilia del decreto Monti ), escludeva l’incremento delle domeniche di apertura e proponeva un meccanismo di rotazione delle otto aperture previste dal Decreto Bersani, per garantire un miglior servizio ai consumatori, lasciando almeno un negozio alimentare aperto nel territorio ogni domenica mattina. La rotazione avrebbe previsto per i lavoratori un impegno massimo di 12/13 aperture festive.
Le organizzazioni sindacali apprezzano che anche le loro criticità e proposte sostenute da anni vengano colte nelle iniziative degli esponenti del nuovo Parlamento.
Auspicano soluzioni legislative che, oltre ad essere rispettose dei giusti diritti delle lavoratrici e lavoratori del settore, prevedano un forte ruolo di programmazione degli enti locali.
Le organizzazioni sindacali, inoltre, si impegnano a non far mancare il proprio contributo nelle eventuali discussioni di merito che vorranno essere intraprese nei territori e a livello nazionale.
(FILCAMS CGIL – FISASCAT CISL – UILTUCS UIL MODENA)