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Nota Legambiente su multiutility e fusione Hera-Acegas

La comunicazione mediatica su servizi pubblici, gestione rifiuti e Multiutility è stata spesso semplificata a slogan e posizioni ideologiche. Il recente dibattito accesosi in merito alla fusione Hera- Acegas, che ha visto un voto consigliare contrario a Forlì, Rimini ed altri quindici comuni, ha però ben poco di ideologico.

Così come poco ideologico è stato il post su facebook del consigliere regionale PD Alessandrini che, commentando il voto forlivese con toni irritati, ipotizza che la scelta dell’amministrazione attrarrà meno investimenti sul suo territorio. Un messaggio da decifrare, ma che suona vagamente come una minaccia di punizione.

Per declinare ancor meglio la vicenda, può essere utile partire da un esempio.

Nel 2010 Legambiente ha appreso l’intenzione dell’amministrazione di Forlì di procedere con la raccolta porta a porta integrale su tutto il territorio comunale.

Questa scelta risulta avere un forte risvolto positivo non solo a livello locale, ma anche su quello regionale: per le dimensioni della città e per l’importante valore di esempio che potrebbe giocare.

Ci sono tanti modi possibili di fare la raccolta differenziata, ma al momento il porta a porta è quello che garantisce un’immediata e drastica riduzione dei quantitativi da smaltire. Ne è una prova la corrispondenza quasi biunivoca tra comuni che superano il 60-70% di RD e comuni che praticano la raccolta domiciliare.

Tuttavia l’applicazione di questa metodologia nelle città medio-grandi procede con lentezza per le maggiori difficoltà operative. Anche Parma, primo tra i capoluoghi di regione ad avviare questo percorso in modo massiccio, deve ancora completarlo (anche se la giunta Pizzarotti ne ha annunciato l’intenzione).

Certamente la scelta necessita di una forte convinzione ed unità di intenti tra amministrazione e azienda di gestione, per poter guidare e motivare i cittadini nel cambiamento.

Si è già potuto constatare che, dove questa unità di intenti non esiste, dove l’azienda mostra scetticismo o la politica non è convinta, l’esperienza rischia di naufragare. È il caso dell’esperienza fatta in un quartiere di Reggio Emilia, protrattasi per diversi anni e mai sfociata in un progetto per l’intera città.

Per tale ragione Legambiente decise di appoggiare apertamente la scelta di Forlì, e scrisse a Comune, Hera e Regione, caldeggiando uno sforzo congiunto, per raggiungere questo importante risultato.

Una scelta fatta anche alla luce della tradizionale freddezza mostrata da Hera nell’adottare queste metodologie di raccolta.

Ad oggi il progetto, nonostante la volontà politica dell’amministrazione, si è fermato ad un quarto dei cittadini della città, arenato sugli scogli della contrattazione sulle tariffe, a causa della fase di vuoto decisionale determinata dal passaggio da ATO ad ATESIR ecc.

Questo risultato poco incoraggiante, si traduce in migliaia di tonnellate in meno di rifiuti che potrebbero non essere incenerite, ma riciclate. Un problema ambientale per l’intero sistema regionale nel suo complesso e non un mero grattacapo dell’amministrazione locale.

Sullo sfondo di questa vicenda, appare molto concreto il problema dei rapporti tra chi decide le politiche ambientali e chi le attua.

Hera è un’azienda che nel complesso fornisce un servizio di livello elevato nel panorama nazionale, che ha ereditato dalle esperienze delle municipalizzate una rete impiantistica efficiente (ad es. buona parte della rete acquedottistica ), con tecnici con cui spesso Legambiente ha fatto esperienze positive.

Tuttavia non è un caso la bassa diffusione del porta a porta nei 180 comuni serviti dall’azienda e la bassa presenza di città con raccolta differenziata superiore al 65%, rispetto ad altri territori della regione (si vedano i dati ARPA 2010). Non è un caso perché rispecchia un’idea industriale ben precisa.

Così come non è un caso che diversi Consigli comunali abbiano votato la proposta di legge popolare sui rifiuti – portata avanti da movimenti e associazioni ambientaliste – proprio perché prevede maggiori possibilità per gli amministratori di scegliere le modalità di raccolta rifiuti e, soprattutto, indica la possibilità di separare il soggetto gestore della raccolta differenziata dal gestore degli impianti di smaltimento.

Non è ideologico evidenziare che chi guadagna dallo smaltimento, potrebbe avere qualche difficoltà a perseguire politiche di forte raccolta differenziata e riduzione rifiuti. Rientra piuttosto nella sfera della corretta separazione di interessi e competenze.

Sul campo del governo dei servizi idrici e di gestione rifiuti in Emilia-Romagna si assiste ad una situazione ibrida che vede il controllo pubblico locale sempre più limitato e parcellizzato, con sindaci che sono al contempo azionisti (e quindi influenzati dalle scelte del mercato) e controllori in ATESIR (nuovo organismo che sarà responsabile di appalti, modalità dei servizi ecc.). Con un azienda che è di fatto monopolista: difficilmente un sindaco azionista potrà pensare di penalizzare la sua stessa azienda in sede di affidamento dei servizi.

In questa situazione, quale degli interessi in gioco guiderà le scelte?

Tanti comuni, con percentuali limitate di azioni, guidati da maggioranze di colore diverso, che tipo di indirizzo potranno dare all’azienda?

L’ATESIR, di cui la Regione ha faticato persino a trovare un direttore, sarà all’altezza di misurarsi tecnicamente e dal punto di vista amministrativo con le due maxi-aziende regionali?

La fusione di Hera con Acegas, portando i confini dell’azienda ben oltre regione, non fa che amplificare questi problemi.

L’azione capillare portata avanti in questi giorni di voto dal Comitato per l’Acqua Bene Comune, nell’incalzare i consiglieri con richieste di approfondimento, ha quindi un valore cruciale che va oltre il tema dell’acqua in sé.

Anche senza parlare dell’applicazione del voto referendario – problema di coerenza democratica, che la politica dovrà prima o poi affrontare – il voto di questi giorni testimonia una forte impreparazione di molti Consigli nell’approfondire questi temi nodali e lascia sul tavolo tutti i problemi di governo della materia.

E questo è un serio problema, democratico e ambientale al tempo stesso.

(Lorenzo Frattini, Presidente Legambiente Emilia Romagna)
















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