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Sassuolo: intitolato a Pierangelo Bertoli l’auditorium cittadino

E’ avvenuta sabato scorso, 6 ottobre, alla presenza del Sindaco di Sassuolo Luca Caselli, dell’Assessore alla Cultura Claudio Corrado, della famiglia del cantautore sassolese e di numerosi fan appartenenti al fan club, l’intitolazione ufficiale dell’Auditorium comunale situato in via Pia, presso l’ex Macello, a Pierangelo Bertoli.

L’intitolazione ha ufficialmente aperto la due giorni intitolata “A dieci anni da te” che ha sancito l’affetto e il legame profondo che lega la città di Sassuolo a Pierangelo Bertoli, a dieci anni appunto dalla sua prematura scomparsa.

A rendere indelebile l’intitolazione dell’Auditorium a Pierangelo Bertoli non è stata una fredda targa di metallo quanto un “murales”, realizzato dall’artista modenese Simone Ferrarini, che riproduce la copertina del primo Lp di Bertoli, “Eppure Soffia” che, a sua volta, riproduceva la carta d’identità dell’artista sassolese: un “murales” che rimarrà come indelebile monumento al legame stretto che ancora oggi esiste tra Bertoli e la sua Sassuolo. Alla cerimonia ufficiale , ha fatto seguito la presentazione del libro “Rosso è il colore dell’Amore, intorno alle canzoni di Pierangelo Bertoli”, edito da Stampa Alternativa per la nuova collana “Sconcerto” che l’autore Mario Bonanno, già autore di 17 libri che raccontano la storia di altrettanti cantautori italiani, ha voluto dedicare al nostro concittadino e che ha già raggiunto la seconda ristampa.

“Il libro – ha spiegato l’autore Mario Bonanno – non è una biografia e nemmeno l’apologia di un uomo, prima ancora che artista , esemplare; è il racconto per frammenti (recensioni, testimonianze, interviste) dei suoi pensieri. Uscito di scena quasi in silenzio ormai dieci anni fa: con dignità estrema, così come aveva vissuto. Invece di sfruttare il facile pietismo, puntare al cuore e alla lacrima in punta di ciglio, strizzare l’occhio a chierici e perpetue con l’ansia di samaritanesimo.

Un cantautore in trincea. Un cantautore politico. Ma Pierangelo Bertoli è stato anche un musicista autentico. Amava il blues. Veniva dal blues. Credeva che il contenuto di una canzone non dovesse passare per forza dalle ballate in minore. Una sorta di dovere nei confronti di chi ascolta. Per cui spazio alla bossanova, alle chitarre elettriche, alla batteria, al rock. Possibile cantare cose serie senza piangersi addosso: solidarietà di classe, emigrazione, sfruttamento, e farlo attraverso strofe e incisi che restassero appiccicati addosso. Pierangelo Bertoli passava per duro. In realtà era solo sincero. Diretto. Colloquiale. Votato al giusto e al vero, come le canzoni che scriveva e che cantava”.

Allegato al libro “Rosso è il colore dell’Amore”, c’è un dvd che raccoglie il meglio del suo repertorio live, filmato nel corso dell’Italia d’oro tour (1992), e una lunga intervista inedita in cui vengono ripercorsi i momenti salienti della carriera e la genesi di molte sue canzoni.

















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