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SEL Modena a proposito della fusione Hera-Acegas APS

Ancora una volta assistiamo al tentativo di mortificare il ruolo dei Consigli comunali. Infatti, i nostri consiglieri comunali si trovano in questi giorni nelle condizioni di dover prendere importanti decisioni in materia di servizi pubblici, riguardanti la fusione (per incorporazione) di Acegas APS ed Hera, entrambe società per azioni a maggioranza di capitale pubblico, senza però aver ricevuto imparziali ed approfondite informazioni in merito.

Non è oltre modo accettabile che le assemblee elettive svolgano più il ruolo di notai che di produttori di indirizzi su questioni tanto delicate, a volte motivate da assurde ragioni di riservatezza, a volte giustificate dalla esigenza di una rapidità sospinta da tempi dettati esclusivamente da logiche aziendali: il tutto nella evidente volontà di impedire un dibattito aperto, democratico e partecipato.

Questa fusione, in effetti, viene presentata ai Consigli comunali come necessaria e oggettiva e, per questo motivo, dovrebbe essere ratificata dai nostri rappresentanti nel più breve tempo possibile e senza troppi problemi. Senonché, questa operazione mette in luce i numerosi nodi irrisolti che riguardano la gestione dei servizi pubblici e, in particolare, dei servizi idrici integrati.

Prima di tutto ci riferiamo alla possibilità che i Consigli comunali possano intervenire sulla mission e sulla politica industriale delle aziende partecipate a maggioranza dai loro Comuni. Politica industriale (per quanto riguarda Hera) che non è mai stata oggetto di una discussione pubblica e che, in ultima analisi, risulta poco chiara e confusa. Perciò, in virtù di quale strategia di risanamento economico e di miglioramento del servizio dovrebbe avvenire questa fusione?

Inoltre, i governi comunali si sono dimostrati arretrati e conservatori di fronte a una discussione regionale e comunitaria sospinta dall’esito referendario sull’acqua bene comune del 2011, che ha fissato nuovi e più avanzati orizzonti in materia di pubblici servizi. In particolare, se si tengono anche in considerazione le recenti disposizioni della Corte Costituzionale (sentenza 119/2012) che sanciscono l’illegittimità dei tentativi del governo Berlusconi prima e del governo Monti poi, di forzare la privatizzazione dei servizi di pubblica utilità, non ci sembra di scorgere nelle nostre amministrazioni municipali e regionali la democratica revisione della gestione delle importanti risorse collettive sollecitata dalla giurisprudenza e, soprattutto, dalla volontà dei cittadini.

In questo senso, l’incorporazione di Acegas APS da parte di Hera si configura come una manovra societaria e finanziaria non prioritaria o, quanto meno, ingiustificata in assenza di un quadro generale di gestione e di sviluppo industriale. Se vi fosse una reale condivisione democratica degli indirizzi di politica industriale da parte delle holding, a cui ne è affidata la gestione tramite la partecipazione dei Comuni, si potrebbe tranquillamente dibattere su quale sia il limite di espansione delle aziende pubbliche le quali, espandendosi eccessivamente, corrono il rischio di svincolarsi dal controllo delle comunità e dei cittadini verso cui dovrebbero essere responsabili. Da questo punto di vista, ci domandiamo, ad esempio, come dovrebbe essere amministrata la gestione degli interessi economici che Acegas APS ha nei paesi dell’Est europeo da parte della nostrana Hera nel momento in cui questa ne divenisse proprietaria?

Per queste ed altre perplessità sostanziali, riteniamo che sia necessario agire nel campo dei servizi pubblici affinché i Consigli comunali siano i veri protagonisti di quella responsabilizzazione politica nella gestione dei beni comuni che la cittadinanza ha espresso in occasione dei referendum del 2011. Per questo motivo, riteniamo occorra rapidamente operare certi adeguamenti normativi, a partire dagli statuti comunali, per cancellare qualsiasi riferimento alla rilevanza economica della gestione del servizio idrico e, al contempo, rendere effettivamente fruibile in bolletta l’abrogazione della cosiddetta “remunerazione del capitale investito” da parte delle aziende.

In definitiva, la fusione tra l’emiliana Hera e la veneta Acegas ASP ci pare inopportuna e ingiustificata, sulla scorta di un piano industriale inesistente e di un indirizzo politico popolare che reclama ben altro. Attendiamo, dunque, chiarimenti e precisazioni, non escludendo possibili azioni collettive a tutela degli utenti di Hera (che subirebbero una perdita economica dalla fusione) e, più in generale, dei cittadini che hanno chiaramente espresso la volontà che i beni comuni, come l’acqua, rimangano fuori dalle logiche del libero mercato.

(SEL-Coordinamento Federale, SEL-Direzione di Circolo Modena)

















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