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Cisl: “il bilancio positivo di Cersaie non risolve problema calo posti di lavoro”

A Cersaie finito c’è anche chi, come la Cisl, va controcorrente e preferisce non cantare vittoria. «È vero che, per citare il poeta Tonino Guerra, “L’ottimismo è il profumo della vita”, ma noi siamo preoccupati per i posti di lavoro – afferma il segretario provinciale della Femca-Cisl, Vincenzo Tagliaferri – Intendiamoci: anche noi accogliamo con piacere l’andamento positivo che sembra aver registrato la fiera appena conclusa.

Tutti gli addetti ai lavori concordano sul fatto che abbiamo mantenuto l’eccellenza nei prodotti, siamo ancora un punto di riferimento per i mercati, gli operatori esteri sono sempre interessati e fioccano gli ordini. Tutto bene, ora però l’auspicio è che questo entusiasmo si traduca in difesa dell’occupazione». Dati alla mano, Tagliaferri ricorda che negli ultimi dieci anni il distretto ceramico di Modena e Reggio Emilia ha perso quasi 6 mila posti di lavoro; a fine 2011 gli addetti erano 15.762, cioè il 27,5 per cento in meno rispetto ai 21.683 occupati del 2001. Nel primo semestre 2012 i lavoratori coinvolti da ammortizzatori sociali (contratti di solidarietà, cassa integrazione guadagni ordinaria e straordinaria) erano 4.645. «Non solo da dieci anni assistiamo a un calo costante dei posti di lavoro, ma la stragrande maggioranza delle imprese del nostro territorio continua a dichiarare esuberi. Ecco perché – spiega il segretario provinciale dei ceramisti Cisl – non possiamo condividere l’ottimismo post Cersaie. Bisogna fermare l’emorragia occupazionale, ridurre l’utilizzo degli ammortizzatori sociali e creare spazio per la contrattazione di secondo livello. L’eccellenza di un’impresa non si misura solo sulla qualità dei prodotti e sulla capacità di stare sul mercato: una grande impresa si misura anche dai rapporti con le maestranze, la loro valorizzazione, dalle relazioni industriali, dalla volontà di giocare un ruolo nello sviluppo e tenuta sociale del territorio in cui opera».

Concetti sui cui insiste anche il segretario provinciale della Cisl, William Ballotta, che conosce bene il mondo ceramico essendo stato per dieci anni alla guida della Femca-Cisl regionale. «Bisogna tenere in vita un tessuto industriale e artigianale che ha distribuito benessere e lavoro e che, con comportamenti socialmente responsabili, è già stato capace di superare altre crisi nel passato. Tuttavia – continua Ballotta – quel sistema di relazioni industriali di un certo livello che ha funzionato bene negli anni scorsi oggi mostra tutti i suoi limiti. Le difficoltà odierne ci obbligano a trovare soluzioni condivise, superando il forte individualismo degli imprenditori locali. Oggi il “nemico” non è il vicino di cortile; occorre fare fronte comune, chiamando la politica e le forze sociali a un grande sforzo collettivo».

Da questo punto di vista per il segretario della Cisl, anche nell’ottica della futura provincia unica Modena-Reggio Emilia, è necessario allargare ai due territori la discussione sul problema degli esuberi nel comprensorio ceramico e l’elaborazione di politiche attive per i lavoratori espulsi dalle aziende. «Serve un ragionamento complessivo sul distretto, sul modello di quello che abbiamo proposto sulla Bassa Modenese e che stiamo faticosamente cercando di avviare. Di fronte a eventi straordinari, come un terremoto e una crisi senza precedenti, bisogna trovare il coraggio e la fantasia di reinventarsi il domani. Perché il futuro di Sassuolo – conclude il segretario provinciale della Cisl – o sarà manifatturiero o non sarà».

















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