Dal primo gennaio 2013, per un periodo di sperimentazione della durata di un anno, in sei aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna la copertura dei rischi derivanti da responsabilità civile del personale non sarà più affidata ad una società assicuratrice terza, come avvenuto fino ad ora, ma sarà cogestita dalle stesse aziende sanitarie assieme all’assessorato regionale alle Politiche per la salute. Ad annunciarlo oggi alla commissione Politiche per la salute e politiche sociali, presieduta da Monica Donini, è l’assessore alle Politiche per la salute, Carlo Lusenti: la sperimentazione coinvolgerà le quattro Asl dell’Area vasta della Romagna (Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini), l’Azienda sanitaria ospedaliera-universitaria Sant’Orsola di Bologna e l’Azienda sanitaria ospedaliera di Reggio Emilia, “così da coprire tutta la gamma di aziende sanitarie”, spiega Lusenti.
La definizione del nuovo sistema di copertura dei rischi è contenuta in un progetto di legge della Giunta regionale, scelto come testo base dopo l’abbinamento con due documenti analoghi, uno a firma dei consiglieri Liana Barbati e Sandro Mandini (Idv), l’altro ad opera di Giovanni Favia e Andrea Defranceschi (M5s): relatrice del progetto di legge sarà la stessa Barbati.
Secondo l’assessore, la decisione di non affidarsi più a terzi “ha il duplice obiettivo di aumentare tanto la sicurezza dei cittadini quanto la serenità degli operatori”, perché “per noi la presa in carico dei pazienti non finisce con l’evento avverso, mentre gli scopi delle assicurazioni sono estranei alla logica del sistema sanitario: noi li vediamo come cittadini, loro come controparte in una pura logica di contenzioso”. A tal proposito, l’assessore sottolinea come “i premi delle polizze sono aumentati in modo vertiginoso, dal 2006 al 2011 le compagnie hanno incassato dalle Aziende sanitarie 259 milioni di euro tra premi e franchigie a fronte di liquidazioni pari a 40 milioni”. Ribadisce poi che l’obiettivo della Regione rimane comunque “non di risparmiare, ma di spendere tutto questo budget per i cittadini”. Il nuovo impianto unico, continua l’assessore, permetterà inoltre di “equiparare i diritti, e il loro riconoscimento, tra tutti i cittadini di ogni Provincia, perché non è un segreto che le polizze stipulate con differenti soggetti privati non siano certo tutte uguali”.
La cogestione tra Aziende e assessorato si baserà su una ripartizione in tre fasce: le richieste di rimborso fino a 100.000, che superano il 90% dei 1.500 casi totali all’anno, saranno affidate totalmente alle aziende sanitarie; quelle tra 100.000 e 1,5 milioni di euro, una cinquantina all’anno, saranno cogestite, mentre per le cifre superiori agli 1,5 milioni, che Lusenti definisce una occorrenza “statisticamente non significativa”, sarà indetto “un bando a livello europeo per una unica polizza regionale”.
L’ultima novità prevista dalla legge sarà “la creazione di un osservatorio permanente per il monitoraggio del fenomeno, così da avere una visione completa e non anedottistica- anticipa Lusenti-, e ogni anno l’osservatorio sarà tenuto a fornire una rendicontazione pubblica, in un’ottica di totale trasparenza”.
Sono intervenuti al dibattito i consiglieri Giuseppe Paruolo (Pd), per chiedere se la legge prevede anche la possibilità di un eventuale ritorno alle assicurazioni esterne; Roberto Corradi (Lega nord), con la richiesta di una rendicontazione più dettagliata della distribuzione dei sinistri e della loro identità, e Galeazzo Bignami (Pdl), per il quale è necessario chiarire se i medici con la nuove legge risulteranno immuni dalle azioni risarcitorie oppure ancora a rischio rivalsa.