Al via domani, giovedì 4 ottobre, “Prime Visioni”, progetto nato per favorire e valorizzare il coinvolgimento e l’impiego di giovani artisti Under 35 alla pratica teatrale, consentendo al pubblico di assistere ad una vera e propria vetrina del lavoro di alcune delle compagnie che animano il già vivace territorio modenese. Per l’occasione le quattro compagnie vincitrici del Bando Teatro 2011 hanno collaborato con altre realtà a livello nazionale – e più del dettaglio con compagnie che operano a Milano, Roma, Torino, Lucca e Pompei – dando così prova di una preziosa e virtuosa collaborazione e di un importante scambio.
Inaugura la rassegna giovedì 4 ottobre alle ore 22.00 presso il Teatro Storchi di Modena Del Bene, Del Male, uno spettacolo di Stefano Cenci che si avvale della collaborazione artistica della compagnia Tardito/Rendina di Torino. Sullo sfondo di uno sfarzoso palazzo, una padrona di casa algida e impassibile accoglie e invita cordialmente il pubblico a celebrare l’addio e a sancire la fine del mondo e del pensiero occidentale così come lo conosciamo. Fra camerieri in frac che curano i dettagli, versano champagne, riempiono di fiori l’arredo e volteggiano sorridenti, gli attori di Stefano Cenci celebrano un rito di passaggio attraverso una formula già sperimentata nei laboratori di teatro tenuti dal regista: ad ogni replica il cast recluterà fra il pubblico una decina di players, di giocatori non professionisti che prenderanno parte a questo gioco catartico consentendo allo spettacolo di assumere forme e meccanismi sempre diversi.
Lo stesso giovedì 4 ottobre andrà in scena alle ore 20.30 presso Il Teatro Tempio TeTe Vuoto a rendere, spettacolo scritto e diretto da Roberta Spaventa, realizzato dal Gruppo Darte “Peso Specifico” di Modena in collaborazione con la compagnia “Pompeilab” A.p.S. di Pompei. Lo spettacolo richiama fin dal titolo l’idea di un contenitore che racchiude una preziosa tradizione da consegnare nelle mani delle nuove generazioni e che rischia di essere svuotata di senso. Vuoto a rendere è la storia dell’evoluzione umana le cui tappe vengono ripercorse attraverso il canto, la comunicazione, il passaggio dell’uomo dal vivere in armonia con la natura alla solitudine di un mondo che sta assumendo sempre più le sembianze di un carillon cosmico, come afferma la stessa compagnia. Fondamentale si rivela il ruolo del coro: formato da anziani e bambini, è il proprio il coro che vede, che sa e che dice fino a costituirsi come saggia manifestazione della trasformazione del mondo nonché di una possibile unione e trasmissione.
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