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A Reggio la Convention 2012 dei Presidenti e Segretari Generali delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna

Riorganizzazione, razionalizzazione, sinergie, integrazione e armonizzazione. Sono le parole chiave della Convention delle Camere di commercio dell’Emilia-Romagna che si è svolta a Reggio Emilia. Presidenti e Segretari Generali degli enti camerali si sono confrontati, nella prima giornata con le associazioni di rappresentanza delle imprese a livello regionale sulle proposte di riforma degli ambiti di operatività degli enti camerali.

Il dibattito ha fatto emergere segnali di interesse e di convergenza del mondo associativo sul documento approvato all’unanimità lo scorso 10 settembre dalla Giunta di Unioncamere Emilia-Romagna, composta dai Presidenti delle nove Camere di commercio. Il documento sul “riordino degli ambiti territoriali” di operatività degli enti camerali, al fine di “elevare l’efficienza degli interventi per la competitività delle imprese” traccia la direzione di marcia di un percorso di riorganizzazione, prendendo a riferimento la stella polare dell’ottimizzazione della gestione delle competenze camerali, perseguendo economie di scala e di specializzazione, in modo da aumentare il volume degli interventi di promozione dell’economia, contenendo al tempo stesso i costi.

Il testo prende atto che il superamento dell’ambito territoriale in cui ha operato fino ad oggi il sistema camerale, non deve indebolire la funzione di prossimità con le imprese delle Camere. “La riorganizzazione del sistema camerale, collante del mondo delle imprese, e l’estensione delle modalità di gestione associata delle competenze – ha detto il presidente di Unioncamere ER, Carlo Alberto Roncarati – devono prendere a riferimento indicatori di bilancio e di efficienza operativa. Tenendo presente che i requisiti minimi alla base del riordino delle Province (consistenza della popolazione e superficie territoriale) non risultano idonei a orientare la ricerca di efficienza delle attività camerali, riferite alla dimensione economica”.

Dopo il confronto con le associazioni di rappresentanza delle imprese, nella seconda giornata la Convention si è focalizzata sui programmi integrati di intervento e sulle modalità di aggregazione delle imprese per i percorsi di internazionalizzazione

I rappresentanti dei soggetti in campo (Ministeri degli Affari Esteri e dello Sviluppo Economico, nuova Agenzia ICE, Unioncamere italiana, Assocamerestero, Regione Emilia-Romagna e sistema camerale emiliano-romagnolo) si sono confrontati in una tavola rotonda su “Lo scenario della promozione di sistema” da cui sono emerse proposte per rafforzare la collaborazione nella gestione di programmi integrati di intervento nei mercati esteri maggiormente in crescita.

L’Italia risulta al settimo posto nel mondo per l’export, con ampi margini di sviluppo.

“Sono tre gli elementi di criticità su cui è necessario lavorare – ha affermato Ugo Girardi, Segretario Generale Unioncamere Emilia-Romagna – Innanzitutto sulla ridotta taglia dimensionale delle imprese, stimolando le aggregazioni per competere, anche attraverso i contratti di rete. Quindi la distribuzione geografica dell’export,ancora troppo orientata sui mercati europei, in fase stagnante. Infine, la sovrapposizione di interventi e ruoli che va superata con una maggiore integrazione”.

Su questo punto ha concluso i lavori il presidente di Unioncamere regionale, Carlo Alberto Roncarati. “Va fatto un grande sforzo di efficientamento per centrare l’obiettivo di una crescita nei mercati dei Paesi in maggiore crescita – ha detto Roncarati – , che è a portata di mano, come dimostra l’esempio del progetto di intervento in India, basato sulla collaborazione tra Regione e sistema camerale. Le CCIAA sono impegnate a stimolare sia l’aggregazione delle imprese che la collaborazione tra le varie istituzioni al fine di garantire un’azione di supporto alle imprese efficace, mettendo a sistema esperienze e capacità. Sotto questo aspetto, molto ci aspettiamo dalla cabina nazionale di regia per l’internazionalizzazione, consapevoli che per reggere la sfida è necessario un livello alto di qualità dell’offerta pubblica di servizi di accompagnamento. E’ necessario definire i ruoli, condividere e programmare gli interventi con logiche a medio termine, per radicarsi nei mercato lontani”.

















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