“Gli architetti esistono per risolvere problemi, anche quando i soldi sono pochi. È questo il mio atteggiamento. Si può trovare una soluzione per una nuova casa o per una nuova scuola e cercare di mettervi un valore aggiunto. Ma sarà solo la comunità a decidere se questo plusvalore c’è, non l’architetto. Solo in quel caso la creazione diventa collettiva, solo così la funzione dell’autore raggiunge il suo punto più elevato”.
Con queste parole Eduardo Souto De Moura ha descritto il senso del suo lavoro a Cersaie. L’architetto portoghese, vincitore del Premio Pritzker nel 2011, è oggi protagonista assoluto del Salone internazionale della Ceramica di Bologna, prima nell’incontro riservato alla stampa e poi nell’attesa Lectio Magistralis all’Europauditorium del Palazzo dei Congressi, davanti a oltre mille spettatori provenienti da tutta Italia. Il celebre autore portoghese,autore della Casa del Cinema Manoel de Oliveira di Porto, dello Stadio Municipale di Braga e della Torre Burgo a Porto, è stato definito l’anti-archistar per la sua visione essenziale e votata all’economicità.
“Coerente, concreto, capace di interpretare criticamente le circostanza, portatore di un pensiero elegante, Souto de Moura è uno dei pochi grandi architetti del nostro tempo”, ha detto di lui Francesco Dal Co, architetto e docente di Storia dell’Architettura allo Iuav di Venezia, introducendo la lezione. “Ha realizzato opere che rimarranno e segneranno la storia dell’architettura. In esse troviamo quella nobiltà dello spirito che si guadagna non solo perché si eredita ma anche perché si esercita”.
Caratteristica della sua architettura, ha sottolineato Dal Co, è la riproduzione di quei gesti che si compiono con gli utensili: il taglio, l’incisione. A guidarli, un’economia di energie, mezzi e materiali. L’appropriatezza appare così massima, eleganza non esibita, l’essenzialità del tutto pregnante. “Dobbiamo coltivare l’intelligenza per trovare mezzi materiali e disegno giusto per risolvere la situazione”, ha spiegato l’architetto portoghese, che ha poi raccontato come si sviluppano i suoi progetti“L’atto iniziale è mosso sempre da un egoismo schizofrenico, come se in quella casa dovessi abitare io. Successivamente bisogna effettuare un giudizio critico su se stessi, immaginando la comunità che vi abiterà. Quel pensiero schizofrenico che vede il mondo come carta bianca deve poi essere accompagnato dal pensiero del contesto, di chi ci vive, e di quanto costa, di cosa c’è intorno”.
Una riflessione viene dedicata anche alle esigenze di ricostruzione dopo i terremoti. “Disastri come questi nella storia hanno dato spunto alle grandi avanguardie. Bisogna cogliere l’opportunità e trovare soluzioni meno accademiche e più pragmatiche. C’è l’occasione di fare le cose diversamente, di creare periferie che non siano dormitori e con la qualità dei centri storici. E se manca il carattere della città storica si possono fare monumenti, ridando carattere”. Nel corso della Lectio Souto De Moura ha illustrato alcuni suoi lavori, dalla coppia di torri – una a base ottagonale e una circolare – disegnate per una grande progetto cinese che coinvolge diversi autori, al centro culturale nel nord del Portogallo dedicato a uno scrittore locale, un progetto da fare in soli quindici giorni e contenendo al massimo i costi. E poi uno spazio per la cremazione a fianco di un cimitero in Belgio, esperienza nuova di grande interesse perché “è uno di quei temi inediti in cui si può inventare da zero una tipologia”, e la ristrutturazione a fini abitativi delle rovine di un convento nel Sud del Portogallo.
Con la lezione di Souto De Moura la rassegna culturale di Cersaie “Costruire, Abitare, Pensare” ha proposto oggi il suo evento clou, realizzando quel dialogo con l’architettura che è centrale per il mondo dell’industria della ceramica che deve sempre confrontarsi con i creativi. Un lungo applauso ha chiuso l’intervento dell’architetto, a testimonianza dell’affetto e della gratitudine della città di Bologna per l’autore che accettando l’invito a Cersaie ha fatto un grande dono in occasione della celebrazione del trentennale della Fiera.
Ma la città dedica a Souto De Moura anche un’importante mostra alla Pinacoteca Nazionale di Bologna, visitabile fino al 21 ottobre. L’esposizione propone un percorso tra una selezione di progetti presentati nei 54 concorsi a cui l’architetto ha partecipato tra il 1979 e il 2011.
Una dimostrazione straordinaria della capacità del maestro di prefigurare in modo conciso sostanza e forma di un’architettura, combinando “l’arte di scegliere con l’abilità di essere scelti” che ogni competizione richiede. In occasione dell’inaugurazione della mostra, avvenuta ieri sera, è stata presentato anche la nuova monografia su Eduardo Souto De Moura pubblicata da Electa con il contributo di Cersaie.
L’allestimento ospita progetti per nuove architetture e per la riorganizzazione di spazi urbani, il recupero di edifici monumentali e la trasformazione di interni. Alcuni sono realizzati o in corso di esecuzione, altri sono entrati a far parte del catalogo di “architetture possibili” costantemente alimentato da Souto De Moura. In ogni progetto si intrecciano nuove sfide e rischi sempre diversi, in una continua ricerca di risposte convincenti per gli obiettivi e le esigenze della committenza. La mostra offre l’opportunità unica di osservare il materiale delle presentazioni, gli schizzi di studio e i disegni tecnici, modelli e fotomontaggi, per seguire il processo creativo a partire dalle idee germinali, offrendo una prospettiva privilegiata per la comprensione del metodo di lavoro dell’architetto portoghese.
La mostra “Eduardo Souto De Moura – Concorsi 1979-2011” è allestita alla Pinacoteca Nazionale di Bologna (via Belle Arti 56). Resterà aperta dal 25 settembre al 21 ottobre, da martedì a domenica dalle 9.30 alle 18.30, a ingresso gratuito. L’iniziativa è promossa da Confindustria Ceramica e organizzata da Casabella Laboratorio, Edicer, PNB e Soprintendenza BSAE di Bologna.