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Osservatorio Confesercenti Modena sull’andamento delle imprese nel primo semestre 2012

La crisi economica e la diminuzione del reddito disponibile incidono pesantemente anche sui consumi dei modenesi; “Ma se poi aggiungiamo la forte incertezza per le prospettive dell’economia, l’appesantimento del carico fiscale per imprese e famiglie, nonché l’aumento consistente di alcune voci di spesa fisse quali abitazione, utenze e trasporti, il quadro si fa decisamente drammatico per le PMI che operano sul mercato locale”. La conferma di questa situazione di criticità, emerge chiaramente dal dato complessivo dei ricavi delle oltre 700 piccole imprese del commercio, del turismo e dei servizi, monitorate dall’Osservatorio Economico di Confesercenti Modena. “Nel confronto col medesimo periodo dell’anno passato, il primo semestre 2012 ha fatto registrare una flessione del 5,6% – fa sapere l’Associazione imprenditoriale – Un dato che attesta la gravità della situazione se consideriamo oltretutto che rispetto alle rilevazioni precedenti, sono state escluse dal tradizionale campione tutte le imprese con sede nei comuni colpiti dal sisma. Visto lo stato di assoluta emergenza nella quale operano queste imprese, Confesercenti proporrà a breve un monitoraggio distinto, sia per metodi d’indagine che per tempi di rilevazione”.

L’analisi condotta dall’Osservatorio dell’Associazione imprenditoriale modenese ha evidenziato, nei primi sei mesi del 2012, un calo complessivo del volume d’affari in tutte le aree della Provincia ed in tutti i settori presi in esame. Un risultato, la cui portata negativa è riscontrabile soltanto nei momenti più drammatici della crisi del 2009, ma che testimonia pure come l’intero territorio stia vivendo è uno dei periodi più avversi per la nostra economia.

In questo contesto, l’unico settore che mostra un minimo di tenuta è l’ingrosso: +0.1%. Risultato, determinato soprattutto dal fenomeno delle concentrazioni tra imprese, che portano ad un aumento delle dimensioni medie aziendali. Solamente grazie a questo tipo di operazioni si sono riusciti a mantenere nel settore i dati di fatturato sui livelli del 2011; senza recuperare però nemmeno l’inflazione.

Un pericoloso smottamento si registra invece nel settore alimentare/vendita al minuto che nel primo semestre 2012 segna un -9,7% sullo stesso periodo dello scorso anno. La contrazione dei ricavi colpisce quindi pesantemente i negozi specializzati ed è riconducibile principalmente alla tendenza, in atto nelle famiglie, nel cercare tra i prodotti quelli a più basso costo, sacrificando qualità e servizio. Si ricorre quindi e sempre con maggior frequenza, a canali di vendita, come gli hard discount, che tradizionalmente erano di riferimento solamente per le fasce di popolazione a più basso reddito.

Rimane sempre in forte sofferenza anche l’extra alimentare: -5,3% al 30 giugno di quest’anno. Sembra ormai una tendenza purtroppo consolidata il taglio degli acquisti di questo genere di beni. Oltre a rinviare per tempi sempre più lunghi la sostituzione di auto, mobili ed elettrodomestici, le famiglie stanno diventando parsimoniose anche per quanto riguarda l’elettronica, settore che fino ad ora era sembrato immune al calo dei consumi. Continua a segnare il passo anche un comparto ormai storicamente in difficoltà come l’abbigliamento: si acquista solo per necessità.

Gravi poi i dati che provengono da ristorazione, bar e locali pubblici: -11,4% rispetto al primo semestre 2011. La rinuncia a pranzi e cene al ristorante, ma anche i ben più economici consumi al bar sono un significativo indicatore del calo del reddito disponibile di singoli e famiglie. Si conferma negativa inoltre la tendenza già in atto da diversi anni del settore dell’intermediazione Il -17,3% rilevato nel primo semestre 2012 è segno della forte contrazione delle vendite che investe tutta la filiera economica.

A partire dal 2012 l’Osservatorio Economico Confesercenti ha implementato anche un metodo di analisi suddiviso per aree geografiche della nostra provincia. Si sono quindi presi in esame aggregati di Comuni che coincidono il larga parte con le Unioni di Comuni ed al loro interno sono state inserite tutte le aziende di tutti i settori tradizionalmente monitorati dall’Osservatorio.

Dall’analisi emerge che. l’area della città di Modena e dei comuni dell’Unione del Sorbara, in cui la rete del commercio, dei pubblici esercizi e dei servizi di intermediazione contiene la perdita di fatturato ad un -4.0%, spunta comunque un risultato migliore rispetto alla media Provinciale. A conferma che il capoluogo riveste, anche in una situazione di profonda crisi, un suo ruolo di catalizzatore e riferimento per i consumi. Poco sopra la media provinciale anche l’area del Frignano che segna un -4,8% e l’area del distretto ceramico con un -5,2%. Risultano fortemente in difficoltà le imprese ubicate nell’area dei comuni delle Terre dei Castelli che registrano un preoccupante -11,0%: segno che anche in questa zona, che per anni è sembrata avere gli anticorpi per combattere le diverse crisi abbattutesi sulla nostra Provincia, il calo dei consumi oggi incide pesantemente sui fatturati delle imprese.

“Questi dati purtroppo non giungono inattesi – afferma Tamara Bertoni Direttore Generale di Confesercenti Modena – la situazione già difficile alla fine del 2011, si è ulteriormente aggravata con la grave recessione in atto e prevista, seppur in termini più contenuti, anche per tutto il 2013. E’ del tutto evidente che le manovre del Governo abbiano ulteriormente aggravato la recessione nel Paese producendo ulteriore effetti negativi sull’andamento dell’occupazione, del reddito delle famiglie e quindi dei consumi. Anche la rete distributiva modenese dovrà quindi fare i conti per lungo tempo con questa crisi, mettendo in conto forti ripercussioni sulla tenuta delle imprese. E’ altissimo il rischio di chiusura di numerose aziende con conseguente perdita di posti di lavoro, sia autonomo che subordinato. Incentivi alla riqualificazione ed innovazione sono importanti così come l’accesso al credito, ma la condizione fondamentale che sovrasta tutto il resto è che il Governo centrale assuma il tema della crescita del Paese come discrimine di ogni scelta futura. In mancanza di ciò è inevitabile un ulteriore aggravamento della situazione così come dimostrano anche per il 2013 le proiezioni sull’incremento della disoccupazione e l’ulteriore calo dei consumi”.

















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